Page 3 - CV_197

Basic HTML Version

NUMERO 197 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2010
3
L'INTERVISTA
Angelo Scola
, Patriarca di Venezia
CLAUDIA BENVENUTO
Ordine di Venezia
IL COMMERCIALISTA VENETO
«Il valore pratico dell'
essere insieme
»
CHI È
Angelo Scola
SEGUE A PAGINA 4
Eminenza, innanzitutto, un sentito ringraziamento per la Sua dispo-
nibilità da parte de "Il CommercialistaVeneto" e degli oltre 11.000
dottori commercialisti ed esperti contabili delle Tre Venezie che
leggono il nostro giornale.
Recentemente è uscito il Suo ultimo saggio edito dalla Mondadori
“Buone ragioni per la vita in comune. Religione, politica, econo-
mia”. Il volume apre le Sue riflessioni sulle prospettive del nuovo
millennio attraverso un’analisi del ruolo delle religioni nella socie-
tàmoderna in rapporto soprattutto all’economia ed alla politica. In
questa fase di post modernità nel cuore dell’uomo laicizzato abita il
desiderio di Dio?
- Credo che noi tutti, se guardiamo alla nostra esperienza negli am-
bienti che frequentiamo, possiamo cogliere, al di là del dibattito sulla
natura post-secolare del nostro tempo, la presenza di una diffusa e
inquieta domanda di “senso”:
perché vivo? Perché lavoro? Qualcu-
no mi ama? Chi mi assicura definitivamente?
Ma cos’è ultimamente questa domanda, se non una domanda religio-
sa? Non è forse l’espressione del desiderio inestirpabile di Dio che
risiede nel cuore di ogni uomo?
Certo per comprendere questo occorre aver presente il significato
autentico di “desiderio”, che non può essere ridotto alle nostre aspi-
razioni soggettive, ma che va inteso come il tendere di tutto il mio io
all’incontro con il reale.
Questo desiderio si manifesta in forme nuove e chiede di essere inter-
pretato.
Da sette anni vivo l’esperienza straordinaria della Visita pastorale che
mi porta di quartiere in quartiere, di parrocchia in parrocchia, a immer-
germi nella quotidianità di realtà civili e religiose del nostro Patriarca-
to. Ebbene le persone che incontro, la narrazione della loro vita e delle
loro difficoltà e gioie mi documentano continuamente questa diffusa
profonda domanda di senso, questa tensione ad aprirsi alla realtà,
questo insaziabile desiderio di Dio.
Sono temi di questi anni. La crisi economica, frutto di scelte non
completamente razionali in termini di impatto sulla collettività, col-
pisce prevalentemente il cetomedio. Il quadro politico è fortemente
instabile in un paese che invece necessita di stabilità. I sistemi
societari e politici nazionale ed internazionali trovano spesso note-
voli difficoltà nel comprendere e scegliere cosa è bene per la collet-
tività. Lei individua nelle religioni la corretta guida all’agire indivi-
duale, sociale e politico. In quali termini?
- Proprio di fronte alle situazioni da lei indicate, la crisi economica, la
ricerca di una stabilità a livello politico nazionale e internazionale, la
fatica nell’individuazione di ciò che è il bene comune, emerge con
chiarezza quale può essere il contributo prezioso e insostituibile delle
esperienze religiose alla vita personale e comunitaria. Provocato dalla
sua domanda, potrei arrivare a indicarlo in modo estremamente sinte-
tico così: le religioni costringono a pensare a esperienze universali
concrete e ad evitare di scivolare in vane astrazioni.
Siamo all’inizio di un tempo nuovo, nel quale l’uomo è di fronte ad una
grande scommessa perché può e deve scegliere - in termini inediti fino
ad oggi - chi vuol essere: se solo il suo proprio esperimento, destino
verso il quale possono spingerlo un uso acritico delle neuroscienze, o
un io-in-relazione. Siamo dunque tutti incalzati da questa opzione e
chiamati a lavorare alacremente per una vita buona.
Ma questo sarà possibile, secondo me, solo se non ci si impunta a
voler partire da un patto politico fondato su un’astratta costruzione,
ma se si approfondisce la vita reale della società civile. Cioè solo se
tutti i soggetti, e tra questi le comunità religiose, si mettono in gioco,
cercano un reciproco riconoscimento mediante una narrazione auten-
tica. Allora sarà possibile lavorare insieme, in modo concreto, senza
perdersi in proclami o sterili battaglie per un’idea astratta di bene
comune.
Passerei, Eminenza, ad alcuni temi cari a noi economisti. Cosa ne
pensa del federalismo?
- Il federalismo, se inteso e praticato come un metodo per aiutare un
rapporto corretto tra individuo e comunità, può costituire un vantag-
gio per il nostro Paese. Dopodiché i contenuti del metodo, come ad
esempio il federalismo fiscale, dovranno essere giudicati secondo la
modalità con cui in politica si valuta il bene comune, cioè di tutti al
Nord come al Sud del paese: sulla base della giustizia, che è data dal
bilanciamento tra diritti, doveri e leggi. Questi tre fattori non possono
mai essere considerati separatamente.
Sua EminenzaCardinaleAngelo Sco-
la, Ordinario di antropologia teologi-
ca dal 1982 al 1995, nel 1991 viene
nominato Vescovo di Grosseto. Nel
1995 diventa Rettore della Pontificia
Università Lateranense e Preside del
Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.
Dal gennaio 2002 è Patriarca di Vene-
zia e dall’ottobre 2003 Cardinale. Tra
i suoi libri ricordiamo:
Uomo-donna.
Il «caso serio» dell’amore
(2002),
Chi
è la Chiesa? Una chiave antropologi-
ca e sacramentale per l’ecclesiologia
(2005),
Una nuova laicità. Temi per
una società plurale
(2007),
Maria, la
donna
(2009),
La vita buona
(con Aldo Cazzullo, 2009),
Buone ra-
gioni per la vita in comune
(Mondadori 2010).