Page 32 - CV_220

Basic HTML Version

32
NUMERO 220 - LUGLIO / AGOSTO 2014
IL COMMERCIALISTA VENETO
FUORI CAMPO IVA
1786:il nobile signor Pietro Caronelli
Questo periodico è associato
all'Unione Stampa Periodica Italiana
PERIODICO BIMESTRALE DELL'ASSOCIAZIONE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI
CONTABILI DELLE TRE VENEZIE
Direttore Responsabile: GERMANOROSSI (Treviso)
Vice Direttore: EZIOBUSATO (Padova)
Comitato di Redazione: MICHELE SONDA (Bassano) - ALESSANDROBAMPO
(BL) - LUCIANOSANTORO (BZ) - ALFREDOPASCOLIN (GO) -EZIO BUSATO
(PD) - ERIDANIA MORI, EMANUELA DE MARCHI (PN) - FILIPPO CARLIN
(RO) - SILVIA DECARLI (TN) - FILIPPO CAMPAILLA (TS) - GERMANO
ROSSI (TV) - GUIDO M. GIACCAJA (UD) - LUCA CORRÒ (VE) - ADRIANO
CANCELLARI (VI) - CLAUDIO GIRARDI, GIORDANOFRANCHINI (VR)
Hanno collaborato a questo numero:
A
LVISE
BULLO(VE) - E
LENA
DECAMPO(PD)
- P
IERMARIA
FOLETTO(VI) -A
LICE
GIRARDI (TV) - N
ICOLA
DEZORZI (VI) - P
AOLO
LENARDA(VE) -M
ARIANNA
MAZZON(TV) -G
IULIA
NOGHEROTTO(GO) -A
LBERTO
PEGORARO(VI) -C
LAUDIO
POLVERINO(GO) - M
ARCELLO
PULIZZI (TV) -G
IUSEPPE
REBECCA(VI) -A
NTONIO
SACCARDO(VI) -E
NRICO
SAVIO(B
ASSANO
) -M
ARIA
F
RAN
-
CESCA
SERRA(T
EMPIO
P
AUSANIA
) - P
AOLO
TALICE (TV)
WebManager:
MARIA LUDOVICA PAGLIARI, viaParuta33A, 35126 Padova
Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 380 del 23 marzo 1965
Editore:
AssociazionedeiDottoriCommercialisti edegliEspertiContabilidelleTreVenezie
Fondatore:
DINO SESANI
(Venezia)
Ideazione, laying out, impaginazione
: Dedalus (Creazzo-VI)
Stampa
: CHINCHIO, Industria Grafica srl, via Pacinotti, 10/12, 35030 Rubano (PD)
SITO INTERNET
: www.commercialistaveneto.org
IL COMMERCIALISTA VENETO
CVCV
http://www.facebook.com/commercialistideltriveneto
Seguici anche su Facebook:
Paolo Lenarda
Ordine di Venezia
Articoli (carta e dischetto), lettere, libri per recensioni, vanno inviati a Maria Ludovica Pagliari, via
Paruta 33A, 35126 Padova,
tel. 049 757931
. La redazione si riserva di modificare e/o abbreviare. I colleghi
possono prendere contatto con il redattore del proprio Ordine per proposte e suggerimenti. Gli interventi
pubblicati riflettono esclusivamente il pensiero degli autori e non impegnano Direzione e Redazione.
Numero chiuso l'11 ottobre 2014 - Tiratura 11.900 copie.
La revocatoria
delle rimesse
bancarie
SEGUE DA PAGINA 2
la determinazione di una soglia di
consistenza elevata (e lo è sicura-
mente il 10% del rientro, come taluno
ha ipotizzato), l’importo che deriva
dall’applicazione dell’art. 70 L.F. sarà
sempre inferiore a qualsiasi importo
derivante dai complessi conteggi,
previsti all’art. 67 L.F.. Ed allora tale
ultimo articolo si dimostra del tutto
inutile. Assistiamo frequentemente
a situazioni al limite dell’assurdo,
dove si fanno conteggi minuziosi,
si analizzano le rimesse che hanno
ridotto l’esposizione in modo con-
sistente e durevole, si fanno decine
di diverse ipotesi tutte con una loro
valenza, per poi ridurre l’importo al
rientro di cui all’art. 70 L.F.. Tanto
lavoro per nulla. Ma i legali devono
fare la citazione per revocatoria fal-
limentare facendo i conti delle rimes-
se revocabili ex art. 67 ed anche ex
art. 70 L.F., seguendo tra l’altro l’or-
dine numerico dei due articoli.
Il giudice deve allora chiedere al
CTU di fare i doppi conteggi, e poi
tutto si butta, limitando quasi sem-
pre la determinazione dell’importo
revocabile al rientro ex art. 70 L.F.. È
evidente che qualcosa non va. Che
senso ha una norma inutile (l’art.
67 L.F., per intendersi)? Si rimane
sconcertati. Peraltro, per un breve
periodo (17 marzo 2005 – 31 dicem-
bre 2007) c’è anche un altro aspet-
to, sfavorevole al mondo bancario,
derivante dalla ritenuta non appli-
cazione dell’art. 70 L.F..
La nuova legge (D.Lgs.169/2007)
(peso el tacon del buso, si dice in
Veneto) è stata considerata
(Cassazione n. 20834 del 07/10/2010,
curiosa sentenza
obiter dicta
) come
legge di interpretazione autentica
differita appunto all’1/1/2008, (con-
seguentemente per il periodo prece-
dente non si può applicare la dispo-
sizione di cui all’art. 70, essendo ap-
punto l’applicazione differita). Stra-
na costruzione giuridica che per noi
è un po’ una sorpresa; se si tratta di
interpretazione, non può esserci
differimento alcuno, per l’illogicità
stessa di tutta la costruzione.
Nella fretta di dire che l’articolo 70
L.F. si applica anche ai rapporti ban-
cari (taluno infatti riteneva che non
fosse invece applicabile), si è sba-
gliato ancora, attribuendo appunto
una decorrenza differita.
Ciò significa che la norma non può
essere applicata precedentemente.
Per questo breve periodo, quindi,
(17/03/2005 – 31/12/2007) sono
revocabili tutte le rimesse ex art. 67,
L.F., ovviamente sempreché abbia-
no ridotto l’esposizione in modo
consistente e durevole, e sia prova-
ta la conoscenza dello stato di
insolvenza da parte della banca.
Nessun riferimento, quindi, al rien-
tro previsto dall’art. 70 L.F..
A questo punto, senza approfondire
le varie fattispecie, crediamo possa-
no essere utili ai colleghi delle tabel-
le riassuntive delle sentenze ad oggi
note, in questa materia. Come si po-
trà vedere, non si è ancora arrivati ad
una soluzione condivisa; e in effetti
non poteva essere altrimenti, stante
la cattiva qualità del legislatore.
P
rima di quel 12 maggio
1797 che ha segnato, con
l’abdicazione di Ludovico
Manin, la fine della Serenissima,
gli ultimi anni della Repubblica
sono pieni di sorprese, di novità,
di tentativi di rinnovare la socie-
tà, di sperimentare quei cambia-
menti che, da tempo, erano nel-
l’aria. Ho trovato un libretto di
novantasette pagine con una gra-
fia chiarissima, ben conservato,
uscito a Venezia, dalle stampe di
Antonio Zatta e figli nel 1789.
E’ una “dissertazione del nobile si-
gnor Pietro Caronelli” che si inti-
tola “Sopra le libertà e le restri-
zioni del commercio”.
Tutto nasce dalla decisione dell’Ac-
cademia di Padova di porre, nel
febbraio del 1786, una domanda
agli studiosi e a chiunque avesse
voglia di rispondere:
“Si ricerca se una piena assoluta e
illimitata libertà di importazione,
esportazione, e circolazione di ge-
neri e prodotti di natura ed arte,
possa riuscir generalmente van-
taggiosa ad ogni Stato…….”, o se,
invece, fosse più opportuno man-
tenere le frontiere e un severo protezio-
nismo.
A dire la verità, la tentazione di ricopiare
il lungo quesito nella sua interezza è sta-
ta forte: con i suoi termini, con il suo
fascino, con la sua la punteggiatura.
M
a ho resistito in nome
di
quella leggerezza che è oppor-
tuna tenere in questi articoli.
E questa volta non è così facile.
Caronelli cerca di fare una sintesi delle
risposte ricevute.
Il testo ha spunti di notevole interesse: a
pagina 7, spiega che i mercati vanno
conquistati con il commercio e non, come
avveniva nei secoli precedenti, con le
guerre.
Qualche pagina dopo: alla Nazione più
industriosa conviene poter commerciare
anche con altri Stati: con un mercato più
ampio potrà incrementare la sua produ-
zione. Gli esempi che porta sono impre-
vedibili: gli antichi Fenici non produce-
vano nulla e, solo con il commercio, solo
con faticosi rapporti con altri popoli, era-
no diventati i più ricchi del Mediterraneo.
Non era molto diversa la situazione di
Venezia dove la ricchezza derivante dal
commercio e dai rapporti con gli altri
popoli era sicuramente superiore a quella
che proveniva dalla produzione di mer-
ci. Venezia, senza tante motivazioni scien-
tifiche, aveva da tempo aperto le sue fron-
tiere commerciali
A pagina 60 possiamo, forse, intuire il
pensiero dell'autore: “demolire le funeste
mura che tengono fra loro divise e sepa-
rate le Nazioni” e a pag 61 “nel sistema
d’una generale, e illimitata libertà,
le Nazioni le più industriose
incontrastabilmente prenderebbono
un decisivo ascendente sopra le meno
attive, e le meno industriose”.
Nel prendere in esame lo scritto di un
certo “sig. Filangieri” che analizza il
veloce arricchimento del Portogallo do-
vuto all’aumento degli scambi delle mer-
ci con i popoli vicini , a pag 77, il nostro
autore conclude:“e chi non vede che
questo farebbe anche l’interesse di tutte
le altre Nazioni che sono in istato di re-
cargliele?”
Nelle ultime pagine tornano i dubbi e
i problemi: quella che oggi chiamia-
mo libertà di circolazione dovrebbe
essere decisa da tutti i paesi interes-
sati e i paesi che hanno una produtti-
vità maggiore avrebbero maggior
vantaggio. Qualche paese potrebbe
rifiutarsi. E quali potrebbero essere
le conseguenze?
Il finale mi pare pessimistico:
“giacchè le potenze che
sentirebbono danno da una tale li-
bertà, non l’adotteranno giam-
mai”: in pratica o tutti aprono le
frontiere o non funziona.
Ma dopo questa sfiducia, nelle ul-
time due pagine l’autore si chiede
se: “ una illimitata e universale
libertà di commercio ossia una il-
limitata libertà di esportazione ed
importazione reciproca di mani-
fatture e prodotti di tutti i generi in
ogni paese essere non possa più
utile al commercio generale e
all’eccitamento dell’industria”. E
la sua risposta è positiva.
Non è un testo facile e non posso dire
che il nobile signor Pietro Caronelli
avesse le idee molto chiare: aveva,
però, intuito che il libero mercato
avrebbe favorito lo sviluppo
(eccitamento) dell’industria e il be-
nessere dei popoli.Ma come criticar-
lo? Venezia stava cercando una stra-
da, stava studiando un problema.
Ci abbiamo pensato un po’ di tem-
po, abbiamo dovuto attraversare
più di duecento anni di lotte e di
battaglie, assistere alla distruzione dei no-
stri paesi nella prima e nella seconda
guerra mondiale.
Abbiamo dovuto aspettare l’Unione Eu-
ropea.