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NUMERO 211 - GENNAIO / FEBBRAIO 2013
Questo periodico è associato
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PERIODICO BIMESTRALE DELL'ASSOCIAZIONE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI
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possono prendere contatto con il redattore del proprio Ordine per proposte e suggerimenti. Gli interventi
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Numero chiuso il 14 maggio 2013 - Tiratura 11.700 copie.
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Una storia intrigante
Paolo Lenarda
Ordine di Venezia
Il metro è immateriale. Il metro è
una misura. Il metro è un’idea che
viene fuori da un errore: dividendo
per dieci milioni la distanza fra il
PoloNord e l’Equatore. Era la fine
del 1700 e il calcolo è stato fatto con
impegno e con fatica. Era sbagliato,
mane èvenuto fuori unnumeroche
è stato chiamatomisura:metro.
Sbagliato o non sbagliato, il metro
è andato avanti per tanto tempo e
gran parte del mondo lo usa con
soddisfazione.
Un’altra parte del mondo usa altre
unitàdimisura, altrettanto sbaglia-
te, altrettanto convenzionali, con la
stessa soddisfazione, tanto che non
si èmai arrivati adunamisura uni-
versale.Atutti va bene così.Anche
lamoneta è un’unità di misura.
Lamoneta, oltre chemisura del va-
lore di un bene, ha anche un valore
in sé: raccogliendomoneta, aumen-
tiamo la nostra ricchezza. Ma non
è sempre stato solo così.
Se venite in studio fatevi mostrare
l’ oggetto che troverete riportato in
questoarticolo.E’ altocircasettanta
centimetri. Potrete intuire la for-
ma di una zappa e di una lancia.
Sono le attività caratteristiche di
unpopoloprimitivodell’Africa, non
più di 200 anni fa. Popolo di agri-
coltori e di cacciatori. E’ unamone-
ta. E’ lamoneta di un villaggio. E’
una moneta strana e importante:
non poteva certo girare nelle ta-
sche della gente.
Il simpatico antiquario milanese
che me l’ ha venduta, alla fiera di
Padova, ritiene che fosse in uso nei
villaggi del delta del Niger.
Non ho trovato letteratura in pro-
posito. Un libro del 2000 sulle mo-
nete primitive formula l’ ipotesi che
fosse una moneta che la famiglia
donava alla sposa e che avesse una
funzione beneaugurante di salute,
ricchezza, felicità.
E’ un’ ipotesi credibile: in questo
caso, può avere avuto la funzione di
moneta. Non riesco, però, a convin-
cermi che fosse una normale mo-
neta per tutti i giorni.
Poteva essere un valore di riferi-
mento, alla stregua del metro; po-
teva essere l’unità di misura, l’og-
getto che dava il valore ai beni pos-
seduti dai componenti del villaggio.
Se servivano quattro pecore per
fare il valore dellamoneta simbolo,
il proprietario di quelle pecore era
molto più povero di chi possedeva
una capanna di legno e paglia con
un pezzetto di terra perché il suo
bene valeva quarantamonete sim-
boliche: servivano 160 pecore per
comperare la capanna. Unamisura
di grano o di farina, potrebbero es-
sere stati comodi sottomultipli per
le operazioni di ogni giorno.
E’un’economiaaiprimordi che fun-
ziona in territori limitati e in vil-
laggi scarsamente popolati. E’ un
passo più in là del baratto.
Abbiamo esempi nei quali la strada
per arrivare alla moneta non ha
portato alla creazione di un ogget-
to, come lamoneta d’oro o di altro
metallo, che in sé abbia un valore
intrinseco. Nonhaneancheportato
all’evoluzionedel concettodimone-
ta fiduciaria arrivando allamoneta
cartacea, che ha valore solo perché
emessa da un organismo superiore.
Lamoneta simbolo può anche ave-
re un valore intrinseco, ma il suo
scopo è quellodi dare unvalore agli
altri oggetti.
La ricchezza non si misura dalla
quantità di moneta in mio posses-
so, ma solo dai beni che possiedo e
la moneta simbolo serve solo per
dare loro il valore. E’ quasi unamo-
neta di conto. Posso comperare un
bene e rimaneredebitoredi una fra-
zionedimoneta. I rapporti fra com-
mercianti, come nel baratto, anda-
vano saldati nel tempo, e con scam-
bi, talvolta complicati, di merci.
E’, forse, un primo tentativo di fis-
sarne il prezzo.
I
l Cristal Palace Hotel
di Ma-
donna di Campiglio ha ospita-
to, dal 31 gennaio al 3 febbraio
2013, le
Giornate sulla neve
or-
ganizzate dall’Associazione dei
Dottori Commercialisti e degli Esperti
Contabili delle Tre Venezie.
Sole e neve si sono alternati e hanno fat-
to da cornice alle gare che si sono svolte
sulle piste trentine, tra le più belle delle
Dolomiti. E’ stato tutto bello, solo la
partecipazione si è fatta desiderare.
Spiace doverlo ammettere ma queste
<giornate> sono diventate, ogni anno di
più, un incontro tra vecchi amici. Da
appuntamento imperdibile, giunto que-
st’anno alla sua 33ma ricorrenza, si stan-
no sempre più trasformando in una oc-
casione per <pochi intimi>. Quest’an-
no poi, certamente avrà giocato il suo
ruolo anche la crisi in atto: Ordini interi
hanno disertato la loro presenza. Basta
dare un’occhiata alle classifiche pubbli-
cate sul nostro sito per rendersi conto
di due cose. Primo, che oramai non si
può più parlare di Giornate sulla Neve
del Triveneto. Quest’anno, ma direi da
qualche anno, il gruppo più numeroso
dei partecipanti proviene da Bologna. In
secondo luogo, Ordini di grande tradi-
zione hanno dato forfait. Mi riferisco in
particolare a Vicenza, Padova, Belluno,
città che si erano create nei decenni una
tradizione di frequenza. Ma anche Ordi-
ni importanti comeVerona, Treviso eVe-
nezia, per non parlare dell’Ordine di
Bassano, completamente assente.
Ma dopo gli aspetti critici, è giusto ri-
cordare anche le cose belle. Neve ce n’era
molta, organizzazione ottima e, al di là
delle gare, i cui risultati sono chiaramen-
te visibili nel sito dell’Associazione, i
partecipanti si sono veramente divertiti.
La serata delle premiazioni, avvenute a
2000 metri di altitudine presso lo Chalet
FIAT è stata molto suggestiva. Partiti
con i gatti della neve, siamo saliti nel
buio profondo di una notte fredda e
non illuminata, né dalle stelle né dalla
luna. Una vera notte da lupi. Dentro lo
chalet abbiamo trovato però tutto il ca-
lore della festa e dell’amicizia. I brindisi
si sono alternati alla consegna dei trofei
e ai taglieri degli affettati. Per quanto
mi riguarda, da sciatore abbastanza scar-
so proveniente da quella città che sta
tra l’Adige e il Po, ho avuto la fortuna di
sedere a fianco di Francesco Valentini
dell’Ordine di Trento, che nella gara di
slalom ha fatto un tempo strepitoso di
49,80edi fronteal vincitoreassoluto,Marc
Putzer, unpimpante ragazzone di Bolzano,
che è volato con il tempo di 45,34.
Bella serata, che si è chiusa con l’inter-
vento di Dante Carolo, il nostro grande
e pacioso presidente dell’Associazio-
ne, amico di tutti. Era la sua serata di
addio, ma siamo sicuri che, anche se non
più da presidente, la sua voglia di fare
baldoria non mancherà mai.
GIORNATE SULLA
NEVE 2013
Giampaolo Capuzzo
Ordine di Rovigo
Non è facile esprimere i molteplici sentimenti che permeano le
diverse anime di un gruppo, nel momento in cui, per le normali
dinamiche di avvicendamento, ci si ritrova a dover salutare il pro-
prio leader. Sono stati cinque anni intensi, vissuti come una vera
squadra, che hanno consentito al nostroGiornale di raggiungere e
superare la soglia dei 200 numeri con immutata vitalità, forte di un
apprezzamento sempre crescente. Cinque anni nei quali abbiamo
avuto l’opportunitàdi apprezzare la sobrietà, l’equilibrio e la lucida
capacità di analisi del Direttore, in uno con la saggezza, l’empatia
e la garbata socievolezza dell’Uomo. GrazieMassimo!
Il Comitato di Redazione
GRAZIE, MASSIMO!