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NUMERO 201 - MAGGIO / GIUGNO 2011
Questo periodico è associato
all'Unione Stampa Periodica Italiana
PERIODICO BIMESTRALE DELL'ASSOCIAZIONE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI
CONTABILI DELLE TRE VENEZIE
Direttore Responsabile: MASSIMO DA RE (Venezia)
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Segreteria di Redazione:
MARIALUDOVICAPAGLIARI, viaParuta33A,35126 Padova
Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 380 del 23 marzo 1965
Editore:
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tel. 049 757931
. La redazione si riserva di modificare e/o abbreviare. I colleghi
possono prendere contatto con il redattore del proprio Ordine per proposte e suggerimenti. Gli interventi
pubblicati riflettono esclusivamente il pensiero degli autori e non impegnano Direzione e Redazione.
Numero chiuso il 3 novembre 2011 - Tiratura 11.700 copie.
SITO INTERNET
: www.commercialistaveneto.org
IL COMMERCIALISTA VENETO
CV
IL COMMERCIALISTA VENETO
STORIA, STORIE / De Gasperi e l'Italia del 1946
Differenza
SEGUE DA PAGINA 18
Commercialisti,
sistema creditizio,
impresa
dottore commercialista) a conferma della
ragionevolezza delle ipotesi previsionali
e quindi della fattibilità del piano mede-
simo, sempre in ossequio a quanto pre-
visto a tal proposito dalla Legge Falli-
mentare e dalla migliore prassi di risolu-
zione di situazioni di temporanea crisi
aziendale.
3D) BUSINESS PLAN - FUSIONE
CON INDEBITAMENTO:
tale prati-
ca permette al commercialista di
supportare l’azienda nel testare, in ter-
mini economico-finanziari, la tenuta di
un progetto di fusione per
incorporazione ex art. 2501 bis, c. 4 del
Codice Civile (c.d. fusione con
indebitamento). Come noto, tali archi-
tetture giuridico-finanziarie sono al ser-
vizio di situazioni di leveraged by out
sempre più diffuse nel contesto impren-
ditoriale italiano costituito in gran parte
da PMI familiari che spesso trovano in
questa prassi una delle possibili solu-
zioni al delicato e importantissimo pro-
blema del passaggio generazionale.
Inoltre, tali soluzioni di management
leveraged buy out (MLBO) sono molto
ricorrenti anche per far fronte a feno-
meni di crisi aziendale risolvibili trami-
te dismissioni e/o piani di turnaround
industriali. Anche tale pratica mette a
disposizione del commercialista una re-
lazione finale composta di due parti: il
piano economico finanziario della so-
cietà post fusione; e una bozza di atte-
stazione del piano da parte di un pro-
fessionista terzo (revisore contabile -
dottore commercialista) a conferma della
ragionevolezza delle ipotesi previsionali
e quindi della sostenibilità del piano
medesimo in linea con quanto previsto
dal Codice Civile (art. 2501bis c. 4).
4) VALUTAZIONED’AZIENDA:
tale
pratica è finalizzata all’elaborazione di
una perizia valutativa d’azienda, com-
pleta di relazione illustrativa dell’iden-
tità e delle caratteristiche del soggetto
economico, oltre che dell’analisi dei suoi
bilanci storici, della formulazione delle
ipotesi prospettiche e della relazione
finale da parte dell’analista sul valore di
impresa attraverso metodi alternativi.
Il tutto corredato da allegati numerici,
come il conto economico e lo stato
patrimoniale riclassificati, gli indici di
bilancio, il rendiconto finanziario e i
rating, sia storici che prospettici. Gra-
zie a un potente motore di calcolo di
business plan e a una solida procedura
di rating di bilancio, tale pratica consen-
te al commercialista di dotare l’impre-
sa-cliente di un’analisi professionale ac-
curata da mettere in campo in caso di
rivalutazione di partecipazioni, transa-
zioni aventi riguardo l’azienda e/o le
quote societarie, conferimenti, scissio-
ni e fusioni, ingresso nuovi soci (es. pri-
vati, fondi di private equity, ecc), rea-
lizzo/dismissione di asset aziendali. Ma
anche in ottica pianificazione fiscale,
gestione di passaggi generazionali,
ristrutturazioni di modelli di governance
societaria di singole aziende e di gruppi:
tutte esigenze diffuse al giorno d’oggi
anche in un contesto di piccola e media
impresa. I metodi valutativi utilizzati
sono il metodo misto patrimoniale-
reddituale, il metodo dei flussi di cassa
attualizzati e il metodo del moltiplica-
tore dell’EBITDA, ai quali il commer-
cialista può a piacimento decidere di dare
pesi ponderali diversi nella valutazione
finale così come può decidere di esclu-
derne qualcuno. Il report finale include
anche l’analisi di bilancio condotta sulle
ultime tre annualità storiche che antici-
pano il piano prospettico.
5) VALUTAZIONE DEL SINGOLO
INVESTIMENTO:
tale pratica consta
nell’elaborazione di un report che ana-
lizza un investimento pluriennale, tipi-
camente un bene materiale “produtti-
vo” (es. macchinario, impianto, ecc), ma
anche un bene immateriale o una spesa
a utilizzo pluriennale (es. brevetto, mar-
chio, avviamento, ricerca e sviluppo,
pubblicità, ecc), nelle sue varie compo-
nenti di costo, sia pluriennale che di eser-
cizio. Si tratta di uno strumento estre-
mamente valido in caso di negoziazione
dei costi di acquisto/produzione dell’in-
vestimento, di richiesta di un finanzia-
mento (es. banca, leasing, ecc), di con-
trollo budgetario con analisi scostamenti
in divenire dell’asset pluriennale acqui-
sito e di richiesta interna di delibera
autorizzativa. Date certe condizioni di
acquisto e di utilizzo (es. costi di acqui-
sto, prezzi di vendita, quantità prodot-
te e vendute, produttività, efficienza,
vita utile, ecc), la pratica calcola il conto
economico, lo stato patrimoniale, gli
indici e il rendiconto finanziario
prospettico con evidenza specifica del
fabbisogno; il tempo medio di rientro
(pay back period); il valore attuale net-
to (net present value); il tasso medio di
resa (internal rate of return); il costo
orario di funzionamento, full e direct,
standard e consuntivo e il costo unita-
rio dell’output prodotto, full e direct,
standard e consuntivo. All’interno del
work flow guidato di immissione dei
dati, il commercialista potrà compiere
innumerevoli cicli iterativi disponendo
in anteprima dell’esito di ogni singola
ipotesi sulle variabili di diretta dipen-
denza e riservarsi solo alla fine di con-
fermare l’intero impianto.
N
on era certo ben vista
l’Italia nell’estate
del 1946 alla conferenza di pace di
Parigi. Venivamo da un ventennio di
fascismo, l’alleanza con Hitler, la guerra
combattuta assieme alla Germania fino al voltafac-
cia di quell’8 settembre di tre anni prima.
Un paese distrutto, povertà incredibile, un futuro
imprevedibile e comunque difficile, con
un’emigrazione che aveva ulteriormente
indebolito le capacità produttive.
Non avevamo nulla a cui aggrapparci
e sicuramente nessuna potenza straniera ci
considerava alleati. Non avevamo nemmeno
quella considerazione e quell’affetto che
possono adesso avere i paesi poveri.
“Prendendo la parola in questo contesto
mondiale, sento che tutto, tranne la Vostra
personale cortesia, è contro di me”.
E’ il 10 agosto, alle sedici, quando Alcide De
Gasperi inizia il suo discorso alla conferenza
di pace a Parigi.
Era arrivato il giorno 7 agosto e gli hanno
fatto fare tre giorni di anticamera.
De Gasperi parla, un discorso chiaro, onesto,
sicuro, deciso, di uno statista che conosce
le sue debolezze ma rivendica i diritti del proprio
paese; riconosce le difficoltà recenti, ma
difende la vitalità del suo popolo. Convince
che si può ricominciare.
Andatevelo a leggere questo discorso
di De Gasperi.
Non è difficile trovarlo, anche su Google.
Alla fine del discorso, i rappresentanti degli
stati vincitori avevano perso quella preconcetta
diffidenza. Il rappresentante degli Stati Uniti
gli stringe la mano.
L’Italia era in una situazione disastrosa.
Una guerra lunga e crudele aveva distrutto
gran parte delle costruzioni, delle industrie,
delle strade, delle fabbriche.
Riprendersi da questa situazione sembrava
impossibile.
Eppure ce l’ha fatta.
Ce l’ha fatta con gli sforzi degli italiani, con
l’aiuto degli altri Stati, con la dignità e la
credibilità dei nostri rappresentanti.
Paolo Lenarda
(Ordine di Venezia)