Il Commercialista Veneto n.235 (GEN/FEB 2017) - page 4

4
NUMERO 235 - GENNAIO / FEBBRAIO 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
go, ma senza spiegare al contribuente come rimediare all’errore. Il contri-
buente è quindi costretto a procedere con il contenzioso tributario per
veder riconosciute le proprie ragioni e farsi dire dalla Commissione che si
tratta – magari – di un mero errore formale, che avrebbe potuto essere
tranquillamente sanato in fase precontenziosa se solo l’Amministrazione
fosse andata incontro – collaborativamente – al contribuente, spiegando
l’errore e come correggerlo. Anche di fronte all’errore evidente e risolvibile,
l’Amministrazione non collabora per la risoluzione bonaria del problema.
Solo se il contribuente si attiva già prima, in fase pre-accertamento, si
riesce a risolvere questi meri errori formali, senza necessità di proseguire
l’
iter
contenzioso per arrivare alla soluzione. In fase di controllo, ci sono
dei margini per il ragionamento, di intervento (anche se molto dipende
anche dal funzionario che hai davanti); se si passa alla fase di accertamen-
to, non c’è più spazio. Per questo motivo, del 60% di istanze procedibili,
solo il 20% viene risolto positivamente.
- L’Agenzia si dimostra collaborativa per la risoluzione dei problemi?
Da parte dell’Agenzia delle Entrate ho la massima collaborazione.
Da parte dei Comuni, invece, devo constatare che non è sempre facile e
rapido interagire.
Il vero problema che si riscontra in Trentino è però un altro: la
“provincializzazione” dell’Agenzia delle Entrate. Infatti, è in atto un pro-
gressivo tentativo di attribuire all’ente locale anche la competenza in mate-
ria di amministrazione finanziaria. Questo influenza la capacità dell’ente
locale di non essere influenzato. Un problema già presente in altri settori,
ad esempio nei tributi locali, che può sfociare in casi di vero e proprio
“clientelismo”.
I tempi di risposta sono ragionevoli e congrui?
I tempi di risposta da parte dell’Agenzia delle Entrate sono abbastanza cele-
ri, in media circa 30 giorni dalla richiesta. Questi sono dovuti essenzialmente
ai tempi tecnici e alle procedure di trasmissione interna delle richieste.
Il Tuo ruolo di Garante quale similitudine ha con la professione del dotto-
re commercialista?
Non vi è poi una differenza così grande. L’aspetto più significativo è che,
mentre nell’esercizio della professione mi occupavo di questioni di una certa
consistenza, il Garante del Contribuente procede su questioni anche di mini-
ma entità. Per il resto, la nostra esperienza nell’esercizio della professione ci
permette di individuare immediatamente il nocciolo della questione e gestirlo
impiegando la metà del tempo rispetto agli altri. Siamo in “presa diretta”.
In cosa ti attendi di poter dare un contributo significativo?
Alcuni casi, benché di rilevanza economica modesta, hanno un’importanza
sociale ampia, diffusa, e la loro soluzione può avere un effetto generativo.
L’intervento del Garante del Contribuente serve nell’immediato a un solo con-
tribuente, ma poi può essere applicato a molti casi, e quindi beneficiare molti.
Quali sono le migliori soddisfazioni del Tuo operato?
Per ricoprire questo ruolo bisogna senz’altro avere una propensione a
“dare”, caratteristica che ho maturato e sviluppato attraverso l’esperienza
istituzionale.
Le soddisfazioni non sono certamente materiali, ma piuttosto intrinseche.
La soddisfazione più grande è senz’altro riuscire ad aiutare qualcuno (an-
che se, purtroppo, molto spesso senza alcun ringraziamento!).
Quali aspettative hai per il futuro?
Difficile potersi porre delle aspettative. Ci si scontra quotidianamente con
la costante ed assillante necessità di cassa dell’Amministrazione finanzia-
ria. L’Amministrazione centrale ha bisogno di flussi di denaro in entrata,
anche per far fronte alle esigenze urgenti e contingenti (terremoti, immigra-
zione) che si presentano, sommandosi alle necessità quotidiane. E con
queste necessità – comunque – anche il Garante deve fare i conti.
Grazie, e buon lavoro!
L'INTERVISTA
Un dottore commercialista
alla "corte"
dell'Amministrazione Finanziaria
SEGUE DA PAGINA 3
L
O STESSO BENE può avere fiscalmente più di un valore?
La logica ci porterebbe a dire di no, ma invece dal punto di
vista fiscale un immobile può avere più valori, a seconda
dell’imposta da versare.
È bene anzitutto ricordare che in ambito di tassazione immobiliare
trovano applicazione i moltiplicatori catastali, come disciplinati dal-
l’articolo 52 del Testo Unico delle disposizioni concernenti l’imposta
di Registro. Questi, applicati alla rendita catastale rivalutata, consen-
tono di ottenere la base imponibile sulla quale poi poter calcolare le
varie imposte indirette, quali le comunali IMU e TASI, le imposte
sulle successioni e sul-
le donazioni, le ipo-
catastali, ovvero l’impo-
sta di registro.
Tali moltiplicatori sono
differenti non solo a
seconda della tipologia
di immobile (sia quindi
esso un terreno ovve-
ro un fabbricato), ma
anche in ragione della
categoria catastale di
appartenenza.
Il legislatore ha appor-
tato varie modifiche ai
suddetti moltiplicatori
nel corso degli anni, la-
sciando però, di volta
in volta, l’incongruenza
di fondo che prevede, sostanzialmente, l’attribuzione di diversi valo-
ri al medesimo bene, in funzione della tipologia di imposta da versare.
Conseguenza di quanto detto sino ad ora è, ad esempio, che per un
immobile appartenente al gruppo A (ad esclusione della categoria
catastaleA/10, ossia gli uffici e gli studi privati) dovrà essere applica-
to il moltiplicatore 120 (110 nel caso si tratti di prima casa), per quanto
riguarda il calcolo dell’imposta di registro, di quella sulle successioni
e donazioni nonché delle imposte ipo-catastali. Diverso è il caso in
cui si vogliano calcolare l’IMU e/o la TASI, in quanto sullo stesso
immobile il moltiplicatore da utilizzare sarà pari a 160.
Risulta di non facile comprensione le ragioni che hanno portato il
legislatore a prevedere tale doppio binario, generante le disparità so-
pra mostrate. Sostenere che lo stesso bene abbia valori differenti in
funzione dell’imposta da pagare è sicuramente uno dei paradossi fi-
scali italiani. Invece di stabilire aliquote di imposte diverse, si è preferi-
to intervenire sul valore creando così risultati del tutto irrazionali.
Il previsto e alla fine abbandonato riordino del Catasto non potrebbe
portare benefici, sul punto, se non magari lo stimolo per una revisio-
ne, in generale.
I PARADOSSI DEL FISCO:
QUANDO LO STESSO
BENE HA DUE VALORI
GIUSEPPE REBECCA
GIORGIA CAVALLARI
Ordine di Vicenza
Le incongruenze dei moltiplicatori catastali
MOLTIPLICATORI CATASTALI
Categoria catastale
IMU e TASI
Imposta di registro, ipotecaria, catastale,
sulle successioni e donazioni
Gruppo A (escluso A/10)
160
120 oppure 110 se prima casa
Categoria A/10
80
60
Gruppo B
140
140
Categoria C/1
55
40,8
Categorie C/2, C/6 E C/7
160
120 oppure 110 se pertinenza prima casa
Categoria C/3, C/4 e C/5
140
120
Gruppo D (escluso D/5)
65
60
Categoria D/5
80
60
Gruppo E
Esenzione
40,8
Terreni non edificabili
135
90
1,2,3 5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,...24
Powered by FlippingBook