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NUMERO 217 - GENNAIO / FEBBRAIO 2014
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IL COMMERCIALISTA VENETO
Credito locale. A che punto è la notte?
SEGUE DA PAGINA 4
Forse in Trentino c’è un buon rapporto, una storia, con il mondo della cooperazio-
ne in generale e con le casse rurali in particolare; ma altrove una banca di credito
cooperativo è una banca. Questo è un passaggio delicato, da evidenziare. È neces-
sario conoscere la diversità: noi siamo banche diverse. E allora si fa il bene del
cliente se si capisce chi c’è davanti, quali vantaggi può dare e quali vantaggi avere.
-
Heiner Nicolussi-Leck (Alto Adige)
È ovvio che le nostre banche debbano offrire sempre più consulenza alle imprese
loro clienti e questo lo stanno facendo. Ma è pure necessario instaurare un confron-
to con i commercialisti, che non sempre interpretano il rapporto banca – impresa
come partenariato. Per una BCC rispettivamente una Cassa Raiffeisen il cliente è e
deve essere visto come un partner.
-
Ilario Novella (Veneto)
Nella generale omologazione del sistema bancario, ribadisco che le BCC sono ban-
che assolutamente differenti; abbiamo sempre impostato le nostre relazioni com-
merciali su base fiduciaria; purtroppo sta emergendo un sempre più elevato grado
di oggettivazione nei confronti della clientela e questo ci mette in difficoltà poiché
la nostra storia e la nostra metodologia ci metteva nella predisposizione di conside-
rare più la parte soggettiva che quella oggettiva. Ritengo che Banca d’Italia stia
facendo il proprio mestiere nell’assecondare la specificità del nostro ruolo indican-
doci la strada da percorrere pur nell’ambito della nostra specificità. Circa il ruolo del
commercialista direi che il mestiere di commercialista, anch’io lo sono, nell’ultima
decade è completamente cambiato; ci siamo trovati dall’essere detentori di un ruolo
tecnico di natura civilistico-fiscale a qualcosa di completamente diverso che si sposta,
dalla forma alla sostanza, nel saper dire agli imprenditori come debbono muoversi e
cosa debbono fare per stare nel mercato ma, nella nostra prospettiva, nel saper
approcciare un sistema bancario che è diventato sempre più rigido e complesso.
6. Secondo quanto si legge nella stampa specialistica e nell’attività
di ricerca, pare esistere e rafforzarsi un orientamento di Banca d’Italia che
-ci pare- stia indicando la strada dell’aggregazione tra banche come una
delle modalità di uscita dall’attuale contesto di difficoltà di “fare credito”;
quale potrebbe essere la tendenza in atto in ambito regionale nel Vostro
sistema? Vi pare un orientamento degno di attenzione?
- Giuseppe Graffi Brunoro (Friuli V. G.)
Premesso che dalle nostre relazioni dirette con la Banca d’Italia non abbiamo visto
orientamenti diversi da quello, sacrosanto, di costante sollecitazione alla sana e
prudente gestione, e che, almeno in Friuli Venezia Giulia, la Vigilanza non è entrata
nel merito quanto a necessità di aggregarsi, sono convinto che l’articolazione a rete
che il sistema delle Banche di Credito Cooperativo si è dato, rappresenti il vero
“plus” rispetto a un mondo indifferenziato di banche ormai sempre più indistinte.
È chiaro che nel sistema possono convivere BCC di dimensioni piccole, medie, o
grandi, senza minare la validità del modello a rete, ma non sono per nulla convinto
che i problemi e le difficoltà che ci aspettano si risolvano durevolmente con le
fusioni. Anche dovessimo arrivare a BCC provinciali o regionali resteremmo co-
munque sempre entità che, singolarmente prese, non reggerebbero gli impatti di un
mercato avverso e di una normativa tarata sulla logica dell’”one size fits all”. Le
esperienze di altre banche locali che pensavano di risolvere le difficoltà con le
dimensioni dimostrano che non era quella la strada giusta. Il radicamento sul terri-
torio, l’attenzione ai bisogni delle Persone e delle Comunità, la matrice cooperativa
e mutualistica e le economie di scala garantite dall’appartenenza a un sistema sono
la nostra risposta al gigantismo bancario. Dobbiamo continuare ad essere in “tanti”
e “uniti”, operare in modo coerente con quanto scritto nei nostri statuti, esercitare
in modo responsabile l’autonomia e la democrazia che il nostro modello assicura e
autogovernarci e sostenerci con la solidarietà che ci caratterizza da 130 anni.
-
Diego Schelfi (Trentino)
L’aggregazione tra banche è in atto anche in Trentino, nel senso che negli anni il
numero di banche scende. Qui c’è una discussione aperta: se la soluzione di diven-
tare “grandi” banche - grandi tra virgolette - è uno degli elementi che possono
aiutare a superare la crisi. Io personalmente non ho questa idea; anzi, sono molto
preoccupato di una tendenza complessiva che vede nel processo di fusione la
soluzione. È come mettere insieme due ciechi: non è che due ciechi messi insieme
vedono meglio di uno. È necessario che le realtà siano sane e valide. La dimensione
di per sé non apporta dei vantaggi: qualche economia di scala certamente, ma se ci
fa perdere quella relazione di cui parlavamo prima, alla fine il danno è più grande del
vantaggio. Con ciò non voglio dire di essere
a priori
contro queste valutazioni. In
certi casi – ad esempio quando una realtà non riesce più a dare valore aggiunto nel
proprio territorio o quando ha difficoltà - è importante e si può ragionare anche di
fusione. Qualche volta può essere utile. Ma non è la panacea. Io sono preoccupato:
e lo dico ai rappresentanti del nostro sistema, che hanno anche il governo di questi
processi; lo dico anche alla Vigilanza, che guarda con occhio di riguardo alle fusioni
come facile soluzione. Io rifletterei molto su questi aspetti.
-
Heiner Nicolussi-Leck (Alto Adige)
Nel sistema Raiffeisen operante in Provincia di Bolzano, a causa della solidità delle
singole realtà imprenditoriali delle nostre. Casse Raiffeisen, il tema dell’aggregazio-
ne tra banche è stato abbastanza marginale negli ultimi decenni e lo è tuttora.
L’attuale contesto di “fare credito” non è tale da indurre i responsabili a prendere in
considerazione fusioni. Anzì, la crisi finanziaria che è partita dagli Stati Uniti ha
fatto emergere chiaramente che banche di maggiore scala erano molto più esposte ad
altre tipologie di rischi, facendo uscire come “vincitori” proprio gli istituti di picco-
le dimensioni come le nostre. Inoltre abbiamo notato che dopo il crollo finanziario
sono venute a meno le raccomandazioni da parte dell’Autorità di Vigilanza della
Banca d’Italia la quale non perse occasione di sollecitare anche le nostre Casse a
cambiare l’assetto dimensionale delle singole realtà.
-
Ilario Novella (Veneto)
Fare economie di scala appare un orientamento indispensabile, non è detto tuttavia
che questo significhi che la fusione, l’aggregazione sia la panacea di tutti i mali; se
il sistema funziona bene credo che il fenomeno sia evitabile, l’importante è che
tuttavia, a livello di sistema, si riesca a fare sinergia.
7. Ultima domandona per la quale Vi chiedo uno sforzo titanico:
dateci in 20 parole una triplice Vostra valutazione sull’attuale stato della
crisi, visto sia nella Vostra veste di datori di credito, sia nell’ottica dell’im-
prenditore, sia, infine, nell’ottica del dottore commercialista ed esperto
contabile. Quale sintesi?
-
Giuseppe Graffi Brunoro (Friuli V. G.)
Rispondo con una provocazione controcorrente: il fatto che non sia ancora finita ci
fornisce l’occasione di un radicale ripensamento di un modo di lavorare che ha visto
banche, imprenditori e commercialisti muoversi come antagonisti e guidati da un’uni-
ca legge: il profitto individuale e immediato prima di tutto!
Ho abbondantemente superato le 20 parole e quindi rinvio i colleghi al sito
www.scuoladieconomiacivile.it e suggerisco di leggere li libro di
Florence Naiville
Ho studiato economia e me ne pento
ed. Bollati Boringhieri.
-
Diego Schelfi (Trentino)
Entrando nel gioco delle parti, i datori di credito dovrebbero intanto non sprecare,
e noi abbiamo sprecato tanto in passato: abbiamo dato soldi a chi non se li meritava.
Oggi dobbiamo invece cogliere i potenziali veri. Per esempio, nel contesto del
lavoro di cui tanto si parla, aver coraggio di credere nei giovani che si mettono in
gioco; meno nelle ristrutturazioni che non sai dove ti portano. Non vale la pena di
spingere l’acceleratore ad ogni costo. Grande coraggio invece di scommettere sulle
nuove iniziative, quelle innovative, generative; un po’ meno nei classici compiti del
bancario. Di conseguenza, gli imprenditori dovrebbero essere più innovativi, pun-
tare su quelle nuove iniziative, innovative, generative, a cui mi riferivo prima.
Infine, i commercialisti. A dire il vero li vedo occupare sempre più posti di rilievo.
Non a caso, a capo delle tre grandi realtà trentine ci sono due commercialisti. Perché
viene riconosciuto che il commercialista è una persona preparata, che ha anche
competenza; per cui anche la gente riconosce nel commercialista una persona di
fiducia. Io credo che si possa dire così: un commercialista è uno che conosce,
conosce le regole del gioco e anche qualche volta come uscirne. Però, dal punto di
vista del sistema che rappresento, rilevo che frequentemente questi non hanno la
bontà, l’umiltà, di capire il contesto nel quale operano; e ciò nonostante giudicano,
seppur dall’alto di competenze riconosciute. Ma questo li porta poi a disgregare un
sistema che proprio nell’essere sistema ha valore. Io dico sempre: una cooperativa
ha valore per il fatto che è cooperativa. Se tu metti in dubbio la fiducia, le relazioni,
anche attraverso una lettura numerico-quantitativa, allora tu fai del male. Pertanto,
se riescono davvero a diventare di più “soci cooperatori”, a prescindere dalla pro-
fessione, secondo me questo sarebbe un grande valore per contribuire ad uscire
dalla crisi.
-
Heiner Nicolussi-Leck (Alto Adige)
Ogni crisi non solo crea vittime, ma comporta pure opportunità. È compito comu-
ne individuare e cogliere tali opportunità.
-
Ilario Novella (Veneto)
L’imprenditore deve guardare al futuro in modo positivo e responsabile, la banca
non deve abbassare la guardia e deve assicurarsi di mantenere la sana e prudente
gestione che deve averla sempre guidata, il commercialista deve educare l’azienda in
questo percorso di ri-avvio affiancandola nella gestione e nel contraddittorio con il
sistema bancario.