Page 31 - CV_216

Basic HTML Version

NUMERO 217 - GENNAIO / FEBBRAIO 2013
31
IL COMMERCIALISTA VENETO
L
A
B
OCHA
DE
L
EON
Domande, riflessioni , dialoghi
La bolla mondiale
dei derivati
Il principio
di progressività
della tassazione
del reddito.
Una chimera?
TRE VENEZIE DA SCOPRIRE
Il Teatro Olimpico di Vicenza
Caro Direttore,
a giugno 2013, il monte derivati (valore del sotto-
scritto) mondiale era di 693milamiliardi di dollari
USA (dati dicembre 2013 BRI, Banca dei Regola-
menti Internazionali). È una cifra immensa, inim-
maginabile, e di per sé stessa poco significa-
tiva, almeno all’apparenza. Si pensi che il PIL ita-
liano è di poco più di 2.000 miliardi di dollari (nel
2012) .
Rispetto ai dati di dicembre 2012, ci sono 60 mila
miliardi in più, quasi un 10% in più in soli 6 mesi.
Il relativo
fair value
è di 20milamiliardi di dollari.
A giugno 2007, ante crisi mondiale, il totale era di
soli, si fa per dire, 508 mila miliardi con un
fair
value
di 11mila miliardi. Se si guarda la composi-
zione, quasi tutta questa massa si riferisce a deri-
vati sugli interessi (577 mila miliardi, contro 381
milamiliardi nel 2007).
Ricordiamo come il PILmondiale non superi i 72
mila miliardi di dollari USA (dati CIA WORLD
FACTBOOK, fine 2012). Forse non hamolto sen-
so paragonare le due realtà, ma una certa impres-
sione che qualcosa sia sfuggito di mano c’è.
La situazione oggi è ben più elevata, rispetto al
2007. Pare quindi assolutamente ragionevole at-
tendersi degli effetti negativi, anche molto rile-
vanti, già a breve.
Intanto la corsa a questo strumento, di per sé
neutro, ma sinonimo, di fatto, di speculazione,
continua, aggravando sempre più la prossima
futura sicura nuova crisi mondiale.
Giuseppe Rebecca
(Vicenza)
Caro Collega,
a quanto pare, l’idea che sia alle porte una
nuova terribile crisi dei derivati sembra piutto-
Caro Direttore,
nell’ormai quasi inestricabile foresta di norme del
TUIR, l’impianto, che una volta era stato immagi-
nato con un coordinamento (almeno in parte)
migliore di oggi, si va a perdere e si generano
fenomeni “bizzarri”, sicuramente iniqui.
Un esempio di vita vissuta: un coniuge senza
reddito riceve in eredità un immobile che conce-
de in affitto, generando così un reddito comun-
que inferiore al minimo per essere considerato “a
carico”. Essendo però titolare di un reddito che
non prevede detrazioni e non esistendo più una
generalizzata “no tax area”, questi deve dichiara-
re il reddito e subire una imposizione del 23%.
Per fortuna in questo caso la persona ha il sup-
porto dell’altro coniuge per far fronte alle proprie
spese, altrimenti…
GuidoMariaGiaccaja
(Udine)
Caro Collega,
l’esempio che riporti descrive una situazione
strana, ma non infrequente.
E non è solo un problema di fiscalità diretta:
tra IMU e imposte locali varie, con i valori crol-
lati, le difficoltà nell’esazione degli affitti, e le
spese di gestione annue sempre più elevate, ci
sono veramente situazioni in cui ereditare un
immobile può diventare una disdetta.
Forse c’è qualcosa che non va, in tutto questo.
S
E C’È UN CITTÀ il cui
nome può essere
inequivocabilmente legato
a quello di un artista, questa è
senza dubbio Vicenza, “città del
Palladio”, artefice della maggior parte dei
suoi gioielli architettonici, oggi inseriti nella
lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNE-
SCO, in uno con le ville palladiane del
Veneto.
Scorrere la lista delle opere di colui che fu
l’architetto più importante della Serenissi-
ma fa impressione. Ma è proprio l’ultima
quella che forse sorprende di più: il Teatro
Olimpico, primo esempio di teatro stabile
coperto dell’era moderna.
Un gioiello che è al tempo stesso un’illusio-
ne, che rapisce prima lo sguardo e poi la
ragione: con le sue statue e le sue colonne
lignee, che scommetteresti esser scolpite
nel marmo; o con le sue scene (completate
dal suo allievo Scamozzi), che esagerando
la tecnica della prospettiva accelerata fan
Teatro Olimpico – Sezione longitudinale
(Ottavio Bertotti Scamozzi, 1776)
Teatro Olimpico –
Cavea e Proscenio
sembrare profondissimo uno spazio di
pochi metri.
Palladio morì pochi mesi dopo l’ultimazione
del progetto, e non riuscì dunque a veder
realizzato il suo teatro, che a distanza di
oltre quattro secoli permane vivo e vitale
nella sua funzione originaria.
sto diffusa. Addirittura c’è chi ritiene che i nu-
meri siano molto più elevati di quelli che indi-
chi. Quel che è strano, tuttavia, è che di questo
si parli per lo più oltre oceano: forse perché da
quelle parti il rapporto causa-effetto tra deri-
vati e crisi economica è stato molto più eviden-
te di quanto non sia avvenuto nella vecchia
Europa, ed in Italia in particolare.
Orbene, non so se esista uno strumento per ar-
restare la speculazione: probabilmente no.
Ma forse potrebbe esser utile avere una mag-
giore consapevolezza delle dimensioni del pro-
blema, e degli effetti che potrebbero derivare –
almeno nel nostro Paese - da un repentino au-
mento dell’incertezza sui mercati che si portas-
se dietro il crollo della “propensione alla scom-
messa”, alla stregua di quanto accaduto nel
2008. A meno che non si tratti di scenari tal-
mente apocalittici da risultare di per se stessi
inaccettabili.