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NUMERO 217 - GENNAIO / FEBBRAIO 2014
IL COMMERCIALISTA VENETO
BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO
DI TRENTINO, ALTO ADIGE, VENETO, FRIULI V.G.
SPECIALE INTERVISTE
SEGUE A PAGINA 3
Credito Locale: 7 domande
a 4 presidenti
A che punto è la notte?
Acura di LUCACORRÒ (Ordine di Venezia), SILVIADECARLI (Ordine di Trento e Rovereto)
GUIDOGIACCAJA (Ordine di Udine), LUCIANOSANTORO (Ordine di Bolzano)
Ai presidenti delle Federazioni del Credito Cooperativo del Friuli Venezia Giulia,
dott. Giuseppe Graffi Brunoro
, del Trentino, ing.
Diego
Schelfi
, dell'Alto Adige,
avv. Heiner Nicolussi-Leck
, del Veneto,
dott. Ilario Novella
, facendo loro presente che il CV è il periodico dei Dottori
commercialisti ed Esperti contabili delle Tre Venezie, abbiamo rivolto alcune domande per sentire il polso del credito del Triveneto nell’espres-
sione delle Federazioni delle BCC, quali “ultime” Banche del Territorio mettendo così a confronto le rispettive risposte per i nostri lettori.
1. A Vostro giudizio e sulla base della Vostra visione della situazione,
quale può essere, nell’attuale noto contesto, il ruolo delle Banche di Credi-
to Cooperativo nella Vostra Regione?
- Giuseppe Graffi Brunoro (Friuli V.G.)
L’Assessore regionale alle Finanze, Francesco Peroni, intervenendo alla nostra
Assemblea annuale ci ha definiti “architrave” del sistema economico regionale. È
stata un’affermazione che ci ha fatto molto piacere e nella quale percepiamo la
responsabilità verso i nostri Soci, le nostre Comunità e il sistema economico in
generale in un contesto che continua a manifestare problematicità. Sentiamo la
responsabilità di poter essere considerati un punto di riferimento in un momento di
generale smarrimento dopo 5 anni di una crisi che, purtroppo, non è ancora finita.
Usando altri termini, potrei dire che siamo chiamati, come cooperative di credito,
ad essere ancora una volta anticiclici per contribuire a superare questa fase, ma
soprattutto dobbiamo essere fedeli al nostro fortunato slogan “la mia banca è
differente” e fare la nostra parte per provare a disegnare un futuro differente.
Questa crisi è l’occasione per ricordare al mondo che l’economia di mercato non
l’hanno inventata gli inglesi o gli americani. Negli ultimi 200 anni costoro hanno
solo male interpretato (come i fatti hanno ampiamente dimostrato!) qualcosa che,
in realtà, nacque in Italia nel settecento con la cosiddetta economia civile.
Uno dei compiti fondamentali per il nostro sistema è certamente quello di accresce-
re la consapevolezza economica e finanziaria della cittadinanza sia perché abbiamo
visto come un acritico seguire le tendenze faccia solo gonfiare le “bolle” che prima
o poi scoppiano, ma soprattutto perché con la normativa comunitaria in arrivo le
banche, che già ora non sono tutte uguali, si distingueranno non solo per la qualità
del servizio e l’impegno a farsi carico dei problemi dei clienti ma soprattutto sul
grado di affidamento della loro gestione e della loro solidità patrimoniale. Negli
ultimi 50 anni si è consolidata la certezza che qualunque cosa potesse succedere le
banche non sarebbero mai fallite e lo Stato sarebbe sempre intervenuto. Ma negli
ultimi 5 anni si è fatta strada un idea diversa e cioè che a salvare le banche in
difficoltà non può più pensarci solo lo Stato (facendo poi pagare il conto ai contri-
buenti), ma prioritariamente i privati (
in primis
i soci della banca, ma anche obbli-
gazionisti e, se necessario, anche i depositanti per le somme superiori agli importi
garantiti per legge). Termini come
bail in, DGS, BRR, SRM
nei prossimi mesi
diventeranno familiari non solo agli addetti ai lavori e nei prossimi anni occorrerà
fare molta più attenzione di prima nello scegliere la propria banca. E il Credito
Cooperativo Italiano, con la sua struttura a rete e con gli strumenti di garanzia che
sta mettendo a punto è certamente in grado di rispondere a queste sfide.
-
Diego Schelfi (Trentino)
I numeri parlano già da sé: il peso della cooperazione di credito trentina è significa-
tivo, rappresentando circa il 60% della raccolta e il 55% degli impieghi. Questo dato
rende già l’idea del ruolo “quantitativo” del credito cooperativo in Trentino.
Quello che voglio sottolineare è invece l’aspetto “qualitativo”. Infatti, la nostra
concentrazione è sulle famiglie, dove rappresentiamo un impegno importante, e
sulle piccole imprese, dove le percentuali aumentano ulteriormente. Abbiamo quin-
di un’attenzione particolare a questo livello: imprese e famiglie. Aciò si aggiunge la
sensibilità nei confronti delle situazioni di crisi. Quando c’è qualcuno che chiama o
fa appello al senso di responsabilità o di sensibilità nei confronti delle situazioni di
crisi, il credito cooperativo trentino risponde. Per fare un esempio: pur avendo una
percentuale di impieghi al 55%, quando c’è stata la necessità di sottoscrivere impe-
gni per far fronte alla crisi siamo arrivati oltre il 90%. C’è dunque questa capacità di
cogliere il territorio, le esigenze del territorio, e di farlo diventare una caratteristica
di tutto il sistema.
-
Heiner Nicolussi-Leck (Alto Adige)
Il ruolo delle Casse Raiffeisen è quello di garantire la stabilità delle piccole e medie
imprese, delle famiglie e imprenditori locali. Il sistema Raiffeisen lo paragonerei –
metaforicamente parlando - ad un organismo vivente, nel quale le cooperative
hanno il ruolo di trasportare il sangue nelle aree più periferiche del corpo per
garantire una sana circolazione, metafora per l’accesso al credito dei singoli compo-
nenti dell’economia locale che è e rimane nel nostro dna.
-
Ilario Novella (Veneto)
Il ruolo del credito cooperativo è quello di continuare ad essere banca di comunità
e banca del territorio; continuare quindi a gestire il credito così come sta facendo in
modo anticiclico. Di fatto le banche di credito cooperativo sono le uniche che hanno
tenuto nell’ammontare degli impieghi rispetto a tutto il sistema bancario; questo le
ha portate certamente ad esporsi di più ai rischi però, mediamente, in Veneto il 95%
della raccolta domestica viene impiegata nel Territorio.
2. In termini di aggregato di sistema riferibile alla Sua federazione,
qual è lo “stato” del credito cooperativo?
- Giuseppe Graffi Brunoro (Friuli V.G.)
Nel complesso l’aggregato delle BCC del Friuli Venezia Giulia sta reggendo “meno
peggio” che in altre regioni, anche se con sforzi sempre maggiori. Ma siamo molto
preoccupati in quanto nella nostra regione molti fenomeni economici arrivano sem-
pre con 6-12 mesi di ritardo rispetto ad altre parti d’Italia e quindi ci aspettiamo
ancora almeno un altro anno di pesanti difficoltà per la nostra industria bancaria.
L’appiattimento dei tassi unito all’esplodere delle svalutazioni sui crediti e alla
rigidità dei costi, quest’ultima fortemente connessa con le nostre caratteristiche
peculiari, rappresentano le minacce più insidiose al nostro operare. Come punti di
forza traiamo incoraggiamento nel riconoscimento della nostra base sociale, che ha