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NUMERO 217 - GENNAIO / FEBBRAIO 2014
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IL COMMERCIALISTA VENETO
NORME E TRIBUTI
CARLO NICOLÒ DRIGO
Ordine di Venezia
Lavoro autonomo occasionale.
Regime tributario dei rimborsi spese
Risoluzione dell'Agenzia delle Entrate n. 49/E dell'11 luglio 2013
L
’AGENZIADELLE ENTRATE, con la Ri-
soluzione n. 49/E dell’11 luglio 2013 (di se-
guito semplicemente “la Risoluzione”), ha
affrontato il tema del trattamento fiscale dei rimborsi
spese in presenza di prestazioni di lavoro autonomo
occasionale rese a titolo gratuito.
In particolare, a seguito di interpello, è stato chie-
sto all’Agenzia di esprimersi in merito alla se-
guente fattispecie: un istituto di ricerca, invita
docenti e ricercatori di altre istituzioni scientifi-
che a svolgere seminari scientifici (c.d.
invited
speakers
); a fronte di tali prestazioni
l’istituto
non corrisponde ai docenti e ricercatori
, che in
genere non svolgono attività di lavoro autono-
mo abituale,
alcun compenso, limitandosi al solo
rimborso delle spese sostenute (viaggio, vitto e
alloggio) o al sostenimento diretto delle stesse
.
In questo quadro, all’Amministrazione Finanzia-
ria è stato richiesto se si debba applicare la rite-
nuta alla fonte prevista dall’art. 25 del D.P.R. n.
600/1973, sia nell’ipotesi di rimborso analitico
delle spese ai docenti e ricercatori, che nell’ipo-
tesi di spese prepagate.
Al riguardo, la Risoluzione osserva, in via preli-
minare, che il trattamento tributario dei rimborsi
spese varia in relazione alla natura del rapporto
in base al quale sono svolte, presso l’Istituto, le
varie attività dei docenti e dei ricercatori apparte-
nenti alle altre istituzioni scientifiche.
1
Sul punto, l’Agenzia rimanda alla propria seguente documentazione di prassi: Circolare n. 1/1973, Risoluzione n. 20/1998, Circolare n. 58/2001, Risoluzione n. 69/2003 e
Diretta MAP pubblicata nel giugno 2006.
2
Cfr. Gianfranco Ferranti, Il Sole 24 Ore del 7 ottobre 2013.
3
Cfr. la suddetta Diretta MAP.
SEGUE A PAGINA 16
«LA MIA È STATA UNA VOCAZIONE, proprio una chiamata, quando entrai in
questo mondo della ricerca e dell’insegnamento negli anni ’65-’66. E ne sono
talmente rimasto affascinato e coinvolto che per nulla a questo mondo avrei lasciato
questo ambiente universitario di ricerca e di insegnamento». Il vigore e la passione
trasparirono con forza quell’11 febbraio 2012 a Verona dalle parole del prof. Tessi-
tore, in occasione dell’ «incontro amichevole con gli allievi», come lui l’aveva defini-
to, organizzato dall’Alvec (Associazione Laureati in Economia del-
l’Università di Verona), intitolato «Il valore economico di impresa:
evoluzione della teoria generale e della prassi aziendale».
Il prof. Antonio Tessitore, per più di trent’anni professore di Econo-
mia Aziendale all’Università di Verona, ci ha lasciati. E’ stato il
professore di moltissimi noi dottori commercialisti: chi è stato suo
allievo nei suoi corsi d’esame, chi ha anche avuto il piacere di essere
suo tesista. Contagiosi la sua energia e il suo amore per lo studio
(come non ricordare i suoi brevi, ma intensi, cenni di capo ad occhi
chiusi, nel corso delle sue lezioni), aveva a cuore la nostra prepara-
zione che, come ricordava spesso, non doveva basarsi sull’appren-
dimento di semplici nozioni, ma su conoscenze realmente acquisite,
metabolizzate, fatte nostre e utili un domani per la costruzione di un
«pensiero integrato». Voglio rendergli omaggio ricordando alcuni
passi della sua lezione di quell’11 febbraio, cui ho avuto l’onore di partecipare.
LA LEZIONE VERTEVA SU UN TEMA: quali sono state le evoluzioni subite dal-
l’Economia Aziendale dagli anni in cui noi ex studenti frequentavamo le lezioni
all’Università. La risposta: «nulla è cambiato e tutto è cambiato». Tutto è cambiato
perché la teoria dell’unicità di bilancio, pur nella consapevolezza dei molteplici
interessi, è stata superata dall’avvento dei principi contabili internazionali, prove-
nienti dalla cultura anglosassone, che hanno creato due sistemi paralleli: l’uno,
tradizionale, basato sui principi che ci erano stati insegnati all’Università, l’altro,
nuovo, basato per l’appunto sui principi internazionali.
Tutto è cambiato perché la tradizionale distinzione Zappiana fra aziende di
erogazione/consumo e aziende di produzione, da noi studiata e sviluppata nelle
aule universitarie, è attualmente ritenuta fuorviante in quanto ogni azienda,
no
profit o for profit
, ha come obiettivo la generazione del valore economico.
Tutto è cambiato perché, nell’ambito delle metodologie di stima del valore, stiamo
assistendo alla tendenza ad abbandonare l’impostazione europea di valutazione,
ancorata alle metodologie patrimoniali, miste e reddituali, per abbracciare le
In particolare, l’Agenzia, ricorda che le norme so-
stanziali relative alla determinazione del reddito di
lavoro autonomo e del reddito di lavoro autono-
mo non esercitato abitualmente fanno rientrare, in
via di principio, nella nozione di compenso anche
le somme che il lavoratore autonomo riaddebita al
committente per il ristoro delle spese sostenute
per l’espletamento dell’incarico
1
.
Nello specifico, il TUIR prevede, (i) nel caso di
attività svolta in qualità di “lavoro autonomo”,
all’art. 54, comma 1, che “
il reddito derivante
dall’esercizio di arti e professioni è costituito
dalla differenza tra l’ammontare dei compensi
in denaro o in natura percepiti nel periodo di
imposta, anche sotto forma di partecipazione
agli utili, e quello delle spese sostenute nel pe-
riodo stesso nell’esercizio dell’arte o della pro-
fessione,
(…)”, e, (ii) nel caso di attività svolta in
qualità di lavoro autonomo occasionale, all’art.
71, comma 2, che il reddito è
“costituito dalla
differenza tra l’ammontare percepito nel perio-
do d’imposta e le spese specificamente inerenti
alla loro produzione”
.
In altre parole, come sottolineato anche dalla
stampa specializzata
2
, finora la prassi dell’Ammi-
nistrazione Finanziaria aveva ricondotto nella
nozione di compensi di lavoro autonomo profes-
sionale e di lavoro autonomo occasionale, oltre
alle somme percepite come remunerazione del-
l’opera svolta (parcella relativa alla prestazione
effettuata), anche quelle conseguite a titolo di
rimborso delle spese sostenute e le spese antici-
pate dal committente (considerando queste ulti-
me un reddito in natura
3
).
Con la Risoluzione, l’Agenzia sottolinea ora però
che la determinazione del reddito di lavoro auto-
nomo differisce da quella del reddito di lavoro au-
tonomo occasionale per il diverso criterio di impu-
tazione delle spese sostenute per l’espletamento
dell’incarico. In particolare, mentre i redditi di la-
voro autonomo abituale sono costituiti dalla dif-
ferenza tra i compensi percepiti nel periodo d’im-
posta e le spese inerenti all’esercizio dell’arte o
professione effettivamente sostenute nel periodo
stesso, senza, quindi, prevedere un collegamento
tra compenso e spesa sostenuta per conseguirlo,
i redditi di lavoro autonomo non abituale sono,
invece, determinati, proprio in ragione della loro
occasionalità, tenendo conto del collegamento
specifico tra compenso e spesa sostenuta per con-
seguirlo, in quanto deducibile nel periodo di im-
posta in cui sono percepiti i compensi cui dette
spese si riferiscono in modo puntuale.
UN RICORDO DEL PROFESSOR TESSITORE
metodologie finanziarie e dei multipli, tipiche della cultura anglosassone.
Tuttavia, grazie anche alla forte insofferenza delle scuole europee, specie tedesca e
francese, verso questa egemonia degli approcci anglosassoni, si è fatta strada
l’idea che occorra ripartire dalle conoscenze passate per riuscire a studiare le vie
di produzione e distribuzione della ricchezza; non è un caso che si parli anche di
distribuzione del valore, viste le ricadute sociali che tale fenomeno comporta. Al
riguardo, per approfondire lo studio della materia, il professore
evidenziava come la biologia sia ormai considerata la matrice
metodologica per tutte le discipline. E infatti, nell’ambito dell’Econo-
mia Aziendale, le funzioni vitali di un qualsiasi organismo possono
essere ricondotte alle aziende:
- auto-conservazione: come qualsiasi organismo tende al manteni-
mento di una perfetta salute, così per un’azienda appare fondamen-
tale preservare condizioni di equilibrio economico-patrimoniale;
- crescita e sviluppo: come qualsiasi organismo subisce un proces-
so di evoluzione fisica e mentale, così un’azienda sente la necessità
di una continua crescita qualitativa e quantitativa;
- riproduzione: come qualsiasi organismo tende a garantire la con-
tinuazione della specie, così un’azienda tende alla creazione di nuovi
comparti aziendali.
L’azienda si contraddistingue poi da un organismo vegetale o animale in quanto
organismo vitale sociale, basato sull’esistenza di relazioni. Tornando all’insoffe-
renza verso l’egemonia della cultura anglosassone, il professore auspicava un
dialogo, certo non semplice, fra la cultura anglosassone e la cultura europea,
partendo proprio da un approfondimento dei processi di creazione e distribuzione
del valore.
Concludo, con la citazione di Confucio fatta dal prof. Tessitore nel corso della sua
lezione: «Solo chi comprende il nuovo, attraverso una attenta analisi di quanto è
già noto, può considerasi maestro». Su questa strada, tracciata da Lei, professore,
continueremo: ci impegneremo ogni giorno nell’attività di ricerca e studio parten-
do dalle nostre radici, da quelle lezioni nelle aule dell’Università di Verona di
qualche anno fa che ci hanno trasmesso la passione per l’Economia Aziendale.
Grazie, prof. Tessitore, a nome di tutti i suoi ex studenti. E’ stata una gioia infinita
essere suoi allievi.
Andrea Cecchetto
(Ordine di Vicenza)
a.cecchetto1@virgilio.it