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NUMERO 215 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2013
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IL COMMERCIALISTA VENETO
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Un economista italiano
alla Corte di Vienna
I
L PERIODO STORICO oggetto
della presente indagine è il secolo
XVIII conosciuto come il secolo
dell’
Illuminismo
, e l’ambito geogra-
fico è l’Austria teresiana.
Nel 1700, alla vigilia della guerra di suc-
cessione spagnola, laMonarchia austria-
ca era divenuta una grande potenza eu-
ropea, grazie all’appoggio che trovava
fra i principi del Sacro Romano Impero
e soprattutto grazie alla riconquista del-
l’Ungheria che era stata sancita dal trat-
tato firmato a Karlowitz in Serbia nel
gennaio del 1699. La Monarchia austria-
ca (l’Impero d’Austria ancora non esiste-
va), che comprendeva i regni di Boemia e
di Ungheria e i domini ereditari, restava
tuttavia uno stato multietnico, multi con-
fessionale e assai diverso, per esempio,
dallamonarchia assoluta come la concepi-
va Luigi XIV. L’unità dellaMonarchia era
assicurata dalla casa d’Austria, che dete-
neva la prestigiosa dignità imperiale. Gli
Asburgo si erano stabiliti nei paesi
danubiani sin dal 1278, raggruppando
attorno all’arciducato della Bassa Austria
un certo numero di province. Questo in-
sieme, che era chiamato “domini eredita-
ri” (
Erbländer)
corrispondeva grosso
modo all’attuale Repubblica austriaca.
Quindi, nei primi anni del Settecento la
Monarchia asburgica era costituita da
un insieme assai eterogeneo di genti,
appartenenti ad etnie diverse e quindi
ognuna di esse portatrice di usi, costu-
mi, lingua, tradizioni e cultura differenti,
con un senso della Stato assai scarso, in
quanto tutti fortemente gelosi delle pro-
prie prerogative amministrative tanto da
non condividerne di buon grado
l’assoggettamento ad un potere centrale.
La situazione economica si rivelava, al-
tresì, non meno confusa se non addirit-
tura assai più compromessa di quella
politica: l’insieme degli
Erbländer
risul-
tava essere scarsamente popolato e le
singole popolazioni apparivano dura-
mente provate dal susseguirsi delle vi-
cende belliche e dalla opprimente pres-
sione fiscale, divenuta fonte primaria
indispensabile per il sostentamento delle
ingenti spese di guerra, che rappresen-
tavano il centro di costo più significati-
vo del bilancio dello Stato. Da tempo
immemore poi, l’agricoltura, priva di
produzioni specializzate, si trovava as-
sestata su posizioni di mediocrità; la pro-
duzione artigianale era per di più relegata
in ambito familiare e quindi di dimensio-
ni assai ridotte;
dulcis in fundo
il com-
mercio interno risentiva degli ingenti dazi
esistenti tra i diversi
Länder,
ed inoltre
risultava assai penalizzato dalla partico-
lare conformazione del territorio e da un
sistema monetario esistente tra i vari
Länder
assolutamente eterogeneo.
Questa situazione sarà destinata a mu-
tare radicalmente solo con i governi pri-
ma di Maria Theresia e quindi di suo
figlio Joseph II i quali, circondatisi di
valenti collaboratori e facendo tesoro dei
principi economici enunciati dagli eco-
nomisti cameralisti, con un insieme di
provvedimenti mirati seppero ridare
nuova linfa all’economia austriaca.
Tra i consiglieri economici che godette-
ro di notevole considerazione alla Corte
di Vienna, va annoverato l’italiano An-
tonio Pellegrini.
Antonio Pellegrini
(Prato 1711 – Mila-
no 1782), economista, dopo il
completamento degli studi universitari
nel 1731 e il conseguimento della laurea
in giurisprudenza, entrò a far parte del
Collegio dei Giudici e Notai della città
di Prato, città nella quale per circa un
ventennio esercitò la professione
forense in concomitanza con l’assun-
zione di importanti incarichi in istitu-
zioni finanziarie. L’esperienza matura-
ta in tale ambito si rivelerà particolar-
mente utile quando, nel 1752 decise di
trasferirsi a Vienna su invito e grazie
all’intraprendenza e lungimiranza di un
finanziere romano, tale Ottavio Cataldi
il quale, dopo aver svolto la propria at-
tività in Toscana era riuscito ad ottene-
re, per la durata di un decennio, la pri-
vativa del gioco del lotto nei
Länder
centrali della Monarchia; qui il Pellegri-
ni condusse studi approfonditi sulla si-
tuazione economica austriaca e sui mec-
canismi che regolavano le scelte e le vi-
cende economiche dell’impero. Data la
sua notevole propensione per le que-
stioni riguardanti l’economia, più che
per quelle giuridiche, venne sempre te-
nuto in ottima considerazione sia dal
potentissimo Cancelliere di Stato, il prin-
cipe Wenzel Anton von Kaunitz, sia
dal nuovo ministro plenipotenziario per
la Lombardia, conte Carlo di Firmian,
del quale divenne consigliere in questio-
ni finanziarie, nel commercio e nell’agri-
coltura. Nel 1761 a Vienna portò a ter-
mine quella che sarà la sua opera princi-
pale, ossia le
Osservazioni sopra lo sta-
to attuale del commercio della Monar-
chia Austriaca suoi prodotti naturali,
arti, emanifatture,
che ottenne ampi con-
sensi sia presso la Corte di Vienna, che
nella Lombardia austriaca.
Convinto assertore che il perno dell’eco-
nomia della nazione fosse l’agricoltura,
così presentava la sua opera a Maria
Theresa:
Gli presento per adesso (…)
la maniera di accrescere le produzioni
naturali, e la necessità di megliorare il
sistema, e l’agricoltura, base fondamen-
tale di tutto il commercio e delle mani-
fatture. Se l’agricoltura formerà il fon-
damento dell’edifizio, vedrà ben presto
Vostra Maestà avanzarsi il commercio,
crescere la popolazione, e le finanze.
Relativamente poi alla stabilità e robu-
stezza che uno Stato può ritrarre dalla
sua forza-lavoro, e ai provvedimenti da
adottare per migliorarne le condizioni
osservava:
E’massimainfallibile, chedalla
popolazione di uno Stato dipende la sua
felicità, e in proporzione del numero de’
suoi abitanti la sua maggiore, o minore
potenza. Poca popolazione, poca agricol-
tura, poca industria, pococommercio. (…)
Non è un effetto del caso il vedere uno
Stato più, omeno popolato; questo dipen-
de unicamente dal sistema del Governo, e
dalle leggi più, omeno favorevoli alla po-
polazione. Sono le cause, che attaccano
ciascun’ particolare al suo Paese, o lo
disgustano.Delle contrade feconde si spo-
polano, quando l’abitante non può gode-
re senza inquietudine i frutti delle sue fati-
che; dei Paesi ingrati si ripopolano per il
bene stare, e incoraggiamento dei sudditi.
(…) La popolazione adunque è il
contrasegno più evidente della sanità del
corpo politico; il promuovere al più che sia
possibile i matrimonj, sarà il primo espe-
diente per provveder’ maggiore numero di
soggetti alloStato, edi coltivatori alla terra.
(…) Le riflessioni di miseria, e povertà, i
pesi della figliolanza, il lusso, i maggiori
aggravj, sono quelle che distraggono gli
uomini, e particolarmente i lavoratori della
campagna, da questa unione, a cui natural-
mente sarebbero inclinati: se a tutto questo
si aggiungequalche legge impediente lana-
turale libertà, o qualche aggravio, che ne
renda più dura la condizione, maggiore si
forma l’ostacolo. (…) Sarebbe pure neces-
sario, per animare i sudditi a contribuire
alla popolazione dello Stato, di rimettere in
uso le antiche leggi romane, rinnovate da-
gl’Imperatori, eche framolteNazioni colte
sono ancora in vigore, di esentare dalle
imposte, e corredare di altri privilegi quel
padre di famiglia, che abbia dodici figli.
Avere però individuato un traguardo da
raggiungere insieme ad una serie di mez-
zi che secondo gli studi del Pellegrini,
come pure di altri economisti, erano ri-
tenuti idonei al raggiungimento del-
l’obiettivo, non significava che il per-
corso dovesse essere agevole.
Solo dopo circa mezzo secolo di appli-
cazione dei principi economici enuncia-
ti anche dal Pellegrini, si iniziarono a
notare i primi segnali che fecero regi-
strare un deciso miglioramento dell'eco-
nomia austriaca e dell'agricoltura in par-
ticolare. Il Pellegrini continuò a prestare i
suoi servigi per la Corte per moltissimi
anni, contribuendo a tutte le principali ri-
forme adottate in campo fiscale e finan-
ziario, e ricoprendocarichedi sempremag-
gior prestgigio. Alla sua morte, avvenuta
il 22-10-1782, il CancelliereKaunitz ebbe
per lui parole di elogio e di grande ammi-
razione, ricordando che gli erano
ben noti
li buoni ed utili servigi, prestati dal defun-
to ministro, per li quali esso si è meritato
sempre gli speciali riguardi della Corte e
la piena approvazione del Governo.
La sua lucidità ed onestà intellettuale,
nonché il suo rigore scientifico, ebbero
riconoscimento anche da parte di altri
suoi più illustri colleghi, quali PietroVerri
(12/12/1728 – 26/6/1797) e Cesare
Beccaria (15/3/1738 – 28/11/1797).
Maria Teresa d'Austria
GIORDANO FRANCHINI
Ordine di Verona