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NUMERO 213 - MAGGIO / GIUGNO 2013
Questo periodico è associato
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PERIODICO BIMESTRALE DELL'ASSOCIAZIONE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI
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possono prendere contatto con il redattore del proprio Ordine per proposte e suggerimenti. Gli interventi
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Numero chiuso il 28 agosto 2013 - Tiratura 11.700 copie.
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Ordine di Venezia
Per quanto riguarda infine i costi
relativi alla progettazione,
sperimentazione e realizzazione dei
sistemi di sicurezza, se detti costi
rispettano i principi di competenza,
certezza e determinabilità, nonché di
inerenza e contabilizzazione a con-
to economico possono essere de-
dotti dal reddito d’impresa. Inoltre,
qualora rappresentino costi per la
ricerca applicata (finalizzata ad uno
specifico prodotto o processo pro-
duttivo, vale a dire l’insieme di stu-
di, esperimenti, indagini e ricerche
direttamente funzionali alla possibi-
lità di realizzare uno specifico pro-
getto) o costi per lo sviluppo (so-
stenuti prima dell’inizio della produ-
zione commerciale o dell’utilizzazio-
ne e finalizzati all’applicazione dei
risultati della ricerca o di altre cono-
scenze possedute o acquisite in un
progetto o programma per la produ-
zione di materiali, strumenti, prodot-
ti, processi, sistemi o servizi nuovi
o sostanzialmente migliorati; rientra-
no tra i costi di sviluppo anche quelli
sostenuti per l’ideazione o la realizza-
zione di “prototipi” non idonei ad un
utilizzo a fini commerciali) si rende
applicabile la disciplina prevista
dall’art. 108del TUIRcheprevede: “le
spese relative a studi e ricerche sono
deducibili nell’esercizio in cui sono
state sostenute ovvero in quote co-
stanti nell’esercizio stesso e nei suc-
cessivi, ma non oltre il quarto”.
Ai fini IVA, l’imposta relativa ai costi
sostenuti per la progettazione,
sperimentazione e realizzazione dei
sistemi di sicurezza, in presenza del
requisito dell’inerenza e dei requisiti
previsti dall’art. 19 del D.P.R. 633/72,
potrà essere detratta.
Conclusioni
Un’interpretazione così restrittiva
da parte dell’Amministrazione Fi-
nanziaria mostra di non (voler) com-
prendere che un bene impiegato per
la ricerca e lo sviluppo di nuovi pro-
dotti destinati alla produzione e
commercializzazione non può che
essere un bene strumentale all’atti-
vità propria dell’impresa, perché
senza di esso l’impresa non produ-
ce e non commercializza, e non può
quindi perseguire il proprio ogget-
to sociale.
Inoltre, esprime la scarsa rilevanza
attribuita dalle Istituzioni italiane agli
investimenti in ricerca e sviluppo e
testimonia la miopia dello Stato ita-
liano di fronte alle sfide del futuro e
alla necessità di crescita e sviluppo
del Paese. Per contro, l’atteggiamen-
to tenuto dall’Amministrazione Fi-
nanziaria ben può spiegare la scarsa
propensione alla ricerca e sviluppo
delle imprese italiane e giustifica gli
scarsi investimenti effettuati dalle im-
prese italiane in ricerca e sviluppo.
Da ultimo, tutto ciò rappresenta
l’esempio più lampante e drammati-
co dell’immobilismo economico del
nostro Paese.
A parere di chi scrive, la politica fi-
scale dovrebbe - ora più che mai -
essere utilizzata non solo ed esclu-
sivamente per finalità di gettito (di
breve periodo), bensì per finalità di
sviluppo economico (di lungo pe-
riodo). Infatti, una seria politica fi-
scale è una politica di medio-lungo
periodo, che tiene conto delle esi-
genze contingenti di finanza pub-
blica ma senza trascurare le dinami-
che dello sviluppo e della crescita.
Un’impresa che non può investire
nella ricerca e nello sviluppo di nuo-
vi prodotti è un’impresa che non
produrrà nuovi prodotti; e un’impre-
sa che non produce nuovi prodotti
(specie nel panorama di
competitività crescente con cui le
imprese si confrontano oggigiorno)
è un’impresa che chiude la propria
attività, per sempre. Questa consi-
derazionemette dunque in luce il fat-
to che una politica fiscale finalizzata
al gettito, di emergenza, di breve pe-
riodo, è una politica miope, che ri-
schia di ritrovarsi nel medio-lungo
periodo senza alcun gettito per l’as-
senza della base economica da cui
attingere.
Il trattamento
fiscale
dei costi
di ricerca
e sviluppo
SEGUE DA PAGINA 2
silvia.decarli@studiouber.com
M
i hanno regalato
un libretto bellissimo(*). E’ una riedizione tedesca, del
1980, di una serie di stampe francesi della prima metà dell’ottocento: “quattro
storielle erotiche dal biedermeier”. Questo potrebbe essere il titolo in italiano.
E’ la riproduzione di una cinquantina di stampe, di soggetto osè e sporcaccione, che dà
un’idea del periodo. Biedermeier è uno stile di vita. La sconfitta di Napoleone a Lipsia
nel 1813 chiude, nell’Europa, un lungo periodo di guerre, patimenti, carestie, disagi di
tutta la popolazione e la stanchezza, la voglia di tranquillità non solo degli intellettuali
europei, ma di tutto il popolo, ha portato alla restaurazione del 1918 a Vienna. Inizia un
periodo in cui si vuole assolutamente non pensare alle difficoltà. Soprattutto a Vienna, la
presenza dell’Imperatore Francesco aveva portato una serenità, una voglia di vita nor-
male e di ordine che aveva fatto superare anche quel desiderio di libertà, di uguaglianza e
Biedermeier 2013
(*) G.Michela: Poesie-Biedermeier
di fraternità che era stato l’insegnamento della rivoluzione francese. E’ un periodo che dura fino ai moti del 1848. Perché
la storia non si può fermare e la storia andava verso la democrazia. Questo periodo di sostanziale serenità, nel quale
l’economia ha potuto riprendersi, contando anche sulle invenzioni e sulle migliorie tecniche delle strutture e dell’indu-
stria, ha spinto la popolazione a disinteressarsi della cosa pubblica e a pensare al privato. Questo è il clima Biedermeier.
In questo clima quello che conta non sono i grossi problemi sociali e politici: è il piacere di vivere. Feste, valzer, vestiti,
una bella casa, i mobili e le suppellettili curate, sicuramente anche il divertimento erotico.
Dopo il terremoto napoleonico l’Europa centrale, in particolare l’Austria, si è presa una trentina d’anni di riposo.
I mobili abbandonano l’ampolloso stile impero e appaiono preziose superfici lisce, di legno importante, in cui la
preziosa venatura è il vero ornamento. La linea è semplice, perfetta, i materiali preziosi, il disegno è anche troppo
leccato, e gli oggetti che arredano la casa si beano della loro perfezione. Il Biedermeier appare inAustria in un momento
di grave crisi, dopo un periodo fra i più tumultuosi della nostra storia, in un periodo in cui il romanticismo sconvolge
gli spiriti dell’Europa, e porterà con incredibili difficoltà e sofferenze alla formazione degli stati nazionali. Perché
Biedermeier? Biedermeier è come se noi dicessimo Cipputi o Fantozzi: Biedermeier è una figura che non esiste.
Due austriaci, un medico e un avvocato, avevano cominciato a scrivere storielle su questo Herr Biedermeier che si
rifugiava nella sua serenità familiare e, diventato un po’ più ricco perché ha potuto utilizzare le novità tecniche che le
macchine portavano alla sua piccola industria, cercava gli oggetti più belli, più preziosi, assumendo l’ atteggiamento
antipatico di chi vuole dimostrare la sua ricchezza e il suo stato. Lo spirito del Biedermeier finisce dopo i moti del 1848
e ci lascia oggetti, mobili, quadri, case, di uno stile che trova detrattori o appassionati estimatori. E’ un clima strano: non
credo che ci sia un caposcuola. E’ un modo di pensare di una categoria non troppo colta, velocemente arricchita che,
nell’Europa centrale, cerca di far passare la storia fuori dal suo mondo, pensando alla propria tranquillità e al proprio
benessere e desiderosa di esibirli. Non sono persone simpatiche, ma ci sono sempre state.
E credo che sia meglio il Biedermeier che il Billionaire.