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NUMERO 210 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2012
IL COMMERCIALISTA VENETO
ramento identificato della qualità di determinate
attività o a copertura di passività note);
- aggiustamenti regolamentari applicati nel cal-
colo del patrimonio supplementare.
2. La principale novità
che presenta Basilea 3 è
l’introduzione di 2 indici allo scopo di ridurre il
rischio di liquidità. È proprio la mancanza di suf-
ficiente liquidità, dovuta principalmente ad una
generale sfiducia dei vari istituti bancari nei con-
fronti delle controparti analoghe, ad aver causa-
to le conseguenze devastanti della crisi finanzia-
ria del 2007. Sfiducia significa tassi elevati, tassi
elevati insostenibilità dei finanziamenti e chiusu-
ra del mercato interbancario, che a sua volta cau-
sa una corsa alla vendita degli
asset
liquidabili
per ottenere i mezzi per far fronte ai propri impe-
gni. Conseguenze? Crollo dei prezzi per la mas-
siccia ondata di vendite e panico diffuso che
attanaglia i mercati.
Il Comitato di Basilea ha quindi previsto un indica-
tore di breve termine denominato LCR (
Liquidity
Coverage Ratio)
al fine di assicurare che le banche
si dotino di un sufficiente ammontare di attività
prontamente liquidabili di elevata qualità. In parti-
colare, la banca deve garantire che il proprio
fabbisogno di liquidità possa essere soddisfatto
per un mese anche in condizioni di stress partico-
larmente acuto, quali, a titolo di esempio:
-
un declassamento significativo del rating
creditizio della banca;
-
il prelievo di una parte dei depositi;
-
una riduzione della raccolta all’ingrosso
non garantita;
-
un significativo aumento degli scarti
(
haircut
) applicati nelle operazioni di finanzia-
mento garantite;
-
aumenti considerevoli dei margini richie-
sti sulle posizioni in derivati e ingenti richieste di
pagamento a fronte delle esposizioni fuori bilan-
cio contrattuali e non, incluse linee di credito e di
liquidità irrevocabili.
In particolare, fino alla recente
modifica del Co-
mitato, era necessario assicurare che il rapporto
tra
Stock di attività liquide di elevata qualità
2
e
il
totale dei deflussi di cassa nei 30 giorni suc-
cessivi
fosse almeno pari al 100%. Con la nuova
versione, invece, il rapporto passa al 60% e vie-
ne aumentato di 10 punti percentuali all’anno, fino
a raggiungere il 100%inizialmente previsto il primo
gennaio 2019. Inoltre, la gamma di titoli che rientra-
no nel cuscinetto di liquidità è estesa a azioni e
mortgage backed securities
(titoli di credito garan-
titi da un pool di prestiti ipotecari).
Il secondo indice di liquidità, il NSFR (
Net Stable
Banche tra Basilea 3 e regolamentazione europea
Funding Ratio
) è stato pensato per assicurare
che la banca sia in grado di far fronte alle proprie
scadenze per un arco temporale pari a 12 mesi.
Nello specifico, è previsto che il rapporto tra
l’am-
montare disponibile di provviste stabili
3
e
l’am-
montare obbligatorio di provvista stabile
4
sia
maggiore del 100% per l’intero anno.
3. Il potere delle varie Citigroup
, Bank ofAmeri-
ca,AIG negli Stati Uniti o Northern Rock per pas-
sare all’altra sponda dell’Atlantico, i cui mana-
ger rischiano grosso con il denaro di altri e poi,
una volta provocata la peggiore crisi dal ’29, in-
cassano milioni di dollari come bonus e il salva-
taggio statale a spese dei contribuenti, deve es-
sere limitato. Al fine di ridurre l’influenza delle
Istituzioni Finanziarie Sistematicamente Rilevan-
ti, il Comitato ha così previsto la possibilità, per
le singole Autorità di vigilanza, di creare
bad
banks
5
che assorbano le passività delle SIFI
(Systemically Important Financial Institution
)
in
difficoltà, in modo da garantire la continuazione
dell’operatività, senza rendere necessario l’inter-
vento statale per evitare il fallimento.
Per scongiurare il rischio che un istituto possa
puntare ad una crescita sconsiderata con il solo
scopo di raggiungere dimensioni tali da poter
dettare legge ai Governi, sono poi stati previsti
ulteriori requisiti patrimoniali per garantire la ca-
pacità di copertura delle perdite: CET1 addizio-
nale nella forbice 1 – 2,5% a seconda del ruolo
internazionale rivestito ed un eventuale ulteriore
1%quale disincentivo all’aumento dell’importan-
za sistemica dell’azienda.
4. Una delle caratteristiche comuni
allamaggio-
ranza degli istituti bancari pre-crisi è stato l’ac-
cumulo eccessivo di debito per sfruttare l’effetto
leva. Una diminuzione del livello di indebitamento
eccessivamente repentina, dovuta all’aumento
dei tassi, ha determinato ulteriori destabilizzazioni
nel sistema finanziario, provocando una riduzio-
ne dei prezzi delle attività e una contrazione della
disponibilità di credito. Il Comitato di Basilea ha
così deciso di contenere l’aumento del debito e
di rafforzare i requisiti basati sul rischio tramite
una misura integrativa semplice e non basata sulla
ponderazione per il rischio. Il Comitato di Basilea
verificherà un indice di copertura della leva mini-
mo pari al 3% delle attività, soddisfatto con il
Tier 1.
Sebbene una misura del genere sia apprezzabile
per la semplicità, appare iniqua e controprodu-
cente se si pensa che porta a considerare un de-
rivato e un prestito ad un’impresa o una famiglia
equivalenti sotto il profilo del rischio: è chiaro
che spinge ad assumersi rischi sempre maggiori,
visti i rendimenti attesi superiori.
5. Infine è stata prevista la creazione
di 2 tipi di
buffer
(cuscinetto): il
buffer
di conservazione del
capitale, pari al 2,5%del Common Equity, volto a
promuovere l’accumulo di riserve patrimoniali in
periodi non di tensione, inmodo da poter ripianare
eventuali perdite future, e il
buffer
anticiclico,
volto a favorire l’accumulo di risorse in periodi di
espansione del credito, che potrà variare nell’in-
tervallo 0-2,5% delle RWAa seconda della sensi-
bilità della singola autorità di vigilanza (portan-
do così l’incidenza del capitale totale ad un mas-
simo del 10,5% delle RWA).
È previsto, tra l’altro, un progressivo inasprimento
dellapoliticadi ritenzionedegli utili enell’erogazione
di bonus da parte della banca se i
buffer
dovessero
scendere sotto la soglia prevista.
Delineate quelle che sono
le linee guida a livello
internazionale, risulta utile soffermarsi a livello
europeo, per comprendere come si è deciso di
intervenire in risposta alla crisi del debito Sovra-
no, che ha visto il nostro Paese protagonista.
L’EBA, l’autorità bancaria europea, ha pubblica-
to nel dicembre 2011 una Raccomandazione uffi-
ciale (EBA/REC/2011/1) su incarico del Consi-
glio Europeo, allo scopo di ristabilire la fiducia
nei mercati finanziari. Il testo prevedeva una
ricapitalizzazione dei maggiori istituti bancari eu-
ropei, circa 70 banche, al fine di garantire la soli-
dità del sistema creditizio. In particolare, in Italia,
era previsto che entro il 30 giugno 2012 le italiane
UniCredit, Intesa San Paolo, UBI Banca, Banco
Popolare e Monte dei Paschi di Siena si dotasse-
ro di un coefficiente
Tier 1
pari al 9% delle RWA,
conteggiando i titoli di Stato iscritti in attivo al
valore di mercato registrato il 30 settembre 2011.
Le banche italiane sono state quindi chiamate a
reperire qualcosa come 15 miliardi di euro in un
arco temporale brevissimo, se si pensa che il
fabbisogno preventivato per adeguarsi alla nor-
mativa di Basilea 3 è di 36 miliardi spalmati su 7
anni. L’aumento di capitale dalle disastrose con-
seguenze di UniCredit e i tumultuosi
sconvolgimenti nell’azionariato di MPS
6
sono un
chiaro esempio della portata del documento, che
ha causato conseguenze importanti a livello di
diminuzione degli impieghi bancari. Banco Po-
polare e UBI Banca hanno reagito rivedendo il
proprio sistema di rating, passando al Sistema
dei Rating Interni Avanzato, validato nel maggio
2012 da Banca d’Italia. Ciò ha permesso un con-
siderevole guadagno a livello di
Core Tier 1
Ratio
7
– 85 punti base per UBI e 200 per il Banco
Popolare – e ha scongiurato una riduzione degli
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Le attività liquide di elevata qualità sono quegli asset che idealmente potrebbero essere stanziati presso la banca centrale per soddisfare il fabbisogno di liquidità infragiornaliero
e ottenere linee di liquidità overnight. Sono da considerarsi “non vincolate” quelle attività che non sono state impegnate (implicitamente od esplicitamente) per fornire ad
un’operazione forme di assicurazione, garanzia o supporto al credito.
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La provvista stabile disponibile è composta da: patrimonio; azioni privilegiate e altri strumenti di capitale eccedenti l’importo computabile nel Tier 2 con scadenza pari o
superiore ad un anno; passività con scadenze effettive pari o superiori ad un anno; depositi liberi e/o a termine con scadenza inferiori ad un anno; provvista all’ingrosso con
scadenza inferiore ad un anno.
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L’ammontare obbligatorio di tale provvista dipende dalle caratteristiche di liquidità delle varie tipologie di attività detenute dall’istituzione e di eventuali esposizioni ed
operazioni compiute dalla stessa.
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Una bad bank consiste nella creazione di un veicolo societario in cui far confluire gli asset “tossici” di una banca. Con tale termine si fa riferimento alla suddivisione in due di
una banca, nella sua parte “buona” (good bank) e in quella “cattiva” (bad bank). La banca buona si occuperà di tutte le parti sane dell’attività di credito, mentre la parte cattiva
comprenderà tutte le attività cosiddette “tossiche”. Una volta isolati i titoli nella bad bank viene effettuata una scissione azionaria. Potrà essere utilizzata la forma di
sottoscrizione di azioni privilegiate da parte del governo, oppure quella di azioni ordinarie che potranno essere vendute sul mercato. L’obiettivo della creazione di una bad bank
è quello di depurare gli istituti finanziari dalle perdite derivanti da derivati e attività tossiche, agendo sul rapporto attivo/patrimonio senza ricorrere all’onerosità di un aumento
di capitale.
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La Monte dei Paschi di Siena ha visto ridimensionarsi notevolmente la quota societaria in mano alla omonima Fondazione. Ha inoltre necessitato l’emissione dei cosiddetti
“Monti Bond” in sostituzione dei “Tremonti Bond” per 3,4 mld di Euro: si tratta di obbligazioni che sono subordinate, ibride (convertibili in azioni) e perpetue, sottoscritte dal
Ministero dell’Economia e delle Finanze per aiutare gli istituti in difficoltà.
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Si ricorda che l’indice di Core Tier 1 è espresso dal rapporto tra Core Tier 1 a numeratore e attività ponderate per il rischio al denominatore. Il Core Tier 1 è costituto dal
patrimonio di vigilanza sopradescritto più strumenti ibridi di capitale di natura governativa che possono essere prontamente trasformati in capitale, quali, ad esempio, i Tremonti
Bond o i Monti Bond (vedi nota 5).
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