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NUMERO 201 - MAGGIO / GIUGNO 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
NORME E TRIBUTI
NICOLA PALADINI*
Ordine di Udine
L'evasione dell'IVA nei rapporti
con i consumatori finali
L'esenzione può essere una soluzione?
N
ell’immaginario collettivo l’evasione è un fenomeno che caratteriz-
za esclusivamente gli imprenditori e i liberi professionisti. Quando
si parla di evasione colpisce come questo fenomeno sembri riguar-
dare sempre gli altri e non noi. In realtà chiunque ha interesse a non pagare
le imposte. Sui consumatori finali, ad esempio, grava un’imposta del 20%
chiamata IVA, proprio in questi giorni elevata al 21%.
Se il libero professionista o l’artigiano o l’imprenditore non emettono fattu-
ra, spesso, il motivo è che noi, in quanto gravati da questo tributo, non
abbiamo convenienza a richiederla.
Per cercare di contrastare l’evasione, soprattutto nel settore dell’IVA, le
soluzioni
proposte
sono normalmente tre: creare una sorta di conflitto di
interessi tra gli operatori economici da un lato e i consumatori dall’altra,
avvalersi dell’inversione contabile nei rapporti
business to business,
esa-
sperare i controlli e le sanzioni.
Se tralasciamo le ultime due soluzioni, al momento attuale, esiste una vera
e propria convergenza di interessi tra il privato cittadino e gli operatori
economici nel fatto di non documentare un’operazione.
Il consumatore non versa il 21% dell’IVA, l’imprenditore non paga le impo-
ste sul reddito. Per incentivare il cittadino a richiedere la fattura si propone
l’introduzione di una sorta di detrazione fiscale “limitata” su tutte le spese
documentate nel corso dell’anno. Sulla base delle norme attualmente in vigore
non sembra, infatti, possibile immaginare una soluzione diversa.
Ritengo tuttavia che, allontanando almeno formalmente il peso di questo tribu-
to dal consumatore finale, a fronte di un’inevitabile più o meno accentuata
riduzione del gettito tributario, si potrebbero ottenere importanti risultati sia sul
fronte della lotta all’evasione sia sul piano delle semplificazioni amministrative.
L’idea di fondo consiste nel rendere esenti tutte le vendite operate
nei
confronti dei privati consumatori
.
Chi conosce il meccanismo di funzionamento dell’imposta, sa che la solu-
zione proposta non serve a sgravare il consumatore dal pagamento del
tributo. Al contrario, poiché l’effettuazione di operazioni esenti comporta
l’indetraibilità totale o parziale dell’imposta assolta sugli acquisti, inevita-
bilmente i maggiori costi sostenuti dalle imprese verranno ribaltati in misu-
ra più o meno accentuata, a seconda del settore e del grado di concorrenza,
sul prezzo finale di vendita.
In questo modo si supera la convergenza di interessi a cui si assiste attual-
mente. Il consumatore potrà o meno chiedere la fattura ma non si assisterà
più a fenomeni di evasione dell’imposta sul valore aggiunto.
I soggetti passivi perdono la detraibilità del tributo: uno dei principi fonda-
mentali dell’imposta subisce un’incisiva modificazione, non viene, infatti,
più colpito il consumo finale ma un diverso (e precedente) stadio della cate-
na del valore. Se si accetta di sacrificare questo caposaldo del tributo allo
scopo di far pagare il giusto a tutti, si noterà che l’intero sistema può guada-
gnarne ancora in termini di semplificazione. Per coloro che operano esclusi-
vamente nei confronti dei consumatori finali si potrà (e sarà doveroso) esten-
dere i benefici “contabili” e “dichiarativi” previsti dall’articolo 36 bis del
decreto IVA, con la sola eccezione dell’obbligo di documentazione dei
corrispettivi che dovrebbe invece permanere per facilitare una sorta di con-
trollo da parte del consumatore finale sul rispetto degli adempimenti fiscali.
Per coloro che intrattengono rapporti tanto con soggetti privati quanto
con operatori economici dovrebbe essere riconosciuta la possibilità di se-
parare fiscalmente le attività.
Allo scopo di evitare facili abusi, la richiesta di una fattura con applicazio-
ne dell’imposta dovrà diventare condizione imprescindibile per la deduzio-
ne del relativo costo ai fini dell’imposizione diretta, anche (e soprattutto)
con riferimento ai beni e servizi impiegati promiscuamente nell’ambito del-
l’impresa o dell’attività professionale.
In questo modo si potrebbero sottrarre a qualsiasi valutazione di inerenza
e/o congruità tutte le fatture emesse in esenzione di imposta in relazione
agli acquisti effettuati nell’ambito della propria sfera personale e/o istitu-
zionale.
C
ome qualsiasi proposta anche quella appena descritta presta il fian-
co ad alcune critiche.La prima riguarda i tempi tecnici necessari per
una sua concreta attuazione: è probabile, infatti, che costituisca
una premessa indispensabile il recepimento a livello comunitario di questa
nuova filosofia del tributo.
La seconda, e forse la più importante a parere di chi scrive, riguarda le
possibili distorsioni che potrebbero generarsi in alcuni settori caratterizzati
dall’applicazione di aliquote di vantaggio.
Si pensi, ad esempio, alla cessione di un immobile destinato ad abitazione
principale da parte dell’acquirente. Quando l’operazione rientra nel campo
di applicazione dell’imposta sconta un’aliquota ridotta del 4%.
L’intero valore aggiunto prodotto è assoggettato pertanto ad un prelievo
molto basso in rapporto alle aliquote che gravano normalmente sulle mate-
rie prime impiegate. Questa circostanza si traduce peraltro nella formazione
di importanti crediti d’imposta in capo alle imprese del settore.
Un domani, se l’operazione dovesse essere attratta nel campo di esenzio-
ne, gli stessi crediti, a parità di ogni altra condizione, diventeranno un
ulteriore costo di produzione a causa dell’indetraibilità dell’IVA assolta
sugli acquisti. Questa circostanza si ripercuoterà inevitabilmente sul con-
sumatore finale che vedrà crescere, probabilmente in misura più che pro-
porzionale, il prezzo di vendita dei beni “agevolati” con conseguente atte-
nuazione del favore fiscale riconosciuto alle operazioni medesime.
Non si tratta però di problemi insormontabili quanto piuttosto della neces-
sita di individuare, di volta in volta, le soluzioni più idonee al fine di ristabi-
lire l’efficienza complessiva del sistema.
Il Veneto sugli scudi!
Compionati italiani di tennis per commercialisti
Dal 7 all’11 settembre si sono svolti a Bologna, presso il
Cierrebi Club
, patrocinati dal Consiglio Nazionale DCEC,
da
Commercialisti & Sport
, dal Coni e dalla Federazione
ItalianaTennis, i XXXVCampionati Italiani di Tennis Dottori
Commercialisti edEsperti Contabili.
Alto il numero dei colleghi partecipanti, molti dei quali
classificati ed ex classificati FIT, a testimonianza dell’ottimo
livello della manifestazione, che si sono contesi con forte
carica agonistica, ma sempre con grande
fair play
, i titoli e
gli onori sportivi in palio.
Ottimi i risultati sportivi ottenuti dai nostri portabandiera.
Due, infatti, gli
“scudetti tricolore”
conquistati: Alberto Potti
dell’ODCECPadova e la coppia formatadaAndreaAndriotto e
Giorgio Crivellaro dell’ODCECRovigo, si sono laureati,
rispettivamente, Campioni Italiani nel Singolare maschile
veterani e nel Doppiomaschile veterani.
Da segnalare, inoltre, gli ottimi piazzamenti della coppia
Alberto Potti (ancora lui…) e Riccardo Piubelli dell’ODCEC
di Padova (4^ classificati doppiomaschile assoluto) e della
coppiaAndreaAndriotto (di nuovo lui…) dell’ODCECdi
Rovigo e Edda Sebastiano dell’ODCECdi Verona (4^ classifi-
cati doppiomisto assoluto).Atutti loro le congratulazioni del
Comitato di Redazione de
Il Commercialista Veneto
.
F.C.
* Ufficio Ragioneria del Comune di Maniago (UD).